
Dopo la trasmissione sugli operai pakistani sfruttati e multati dal Comune "Siamo indignati, gettato discredito sulla città e sull’intero distretto" .
Non è certo passata inosservata la puntata di mercoledì de L’aria che tira, la trasmissione condotta da David Parenzo su La 7, che ha riservato un ampio spazio alla battaglia dei lavoratori del maglificio CXL di via Paronese, a gestione cinese, che sono in sciopero per difendere i propri diritti. Al centro della puntata la contravvenzione inflitta dal Comune per occupazione di suolo pubblico (con la tensostruttura allestita dai manifestanti davanti alla ditta), ma soprattutto il grave problema dello sfruttamento della manodopera nel distretto parallelo del pronto moda (e non solo).
A commentare le immagini, con le interviste ai lavoratori pakistani, ai rappresentanti dei Sudd Cobas e alla sindaca Ilaria Bugetti, in studio c’erano fra gli altri Walter Rizzetto, deputato di Fratelli d’Italia e presidente della commissione Lavoro della Camera, e Giorgio Cremaschi, storico sindacalista della Fiom, che è stato anche portavoce di Potere al popolo: unanime la condanna davanti alle condizioni di lavoro e di vita degli operai.
Come altre volte è successo per trasmissioni televisive nazionali sulla piaga dell’illegalità nel distretto parallelo, non si è fatta attendere la reazione delle imprese che invece le regole le rispettano, in questo caso per voce di Confartigianato, che ha scritto Parenzo una lettera aperta, invitandolo a venire a Prato di persona "per conoscere la vera essenza del nostro distretto, affinché l’informazione torni a essere completa ed equilibrata e non danneggi l’immagine della città e delle aziende oneste che la rappresentano".
"Non possiamo che esprimere profonda indignazione per il modo in cui è stato trattato il tema del distretto produttivo di Prato – scrive l’associazione –. Ancora una volta, un focus su una piaga certamente esistente nella nostra realtà, è stato strumentalizzato per confezionare una narrazione sensazionalistica e fuorviante, capace solo di gettare discredito su un intero comparto industriale. Parlare di un presunto “sistema Prato” assimilabile a un’organizzazione criminale è non solo una semplificazione grossolana, ma una mistificazione che danneggia profondamente la città e le migliaia di imprese oneste che la rappresentano. Una lettura superficiale e a tesi preconfezionata che ignora volutamente la complessità e la ricchezza di un distretto che è fiore all’occhiello del Made in Italy".
Secondo Confartigianato "chi ha scelto di descrivere Prato con toni allarmistici ha deliberatamente trascurato un aspetto fondamentale: la stragrande maggioranza degli imprenditori opera nella piena legalità, creando occupazione, innovazione e sviluppo economico; la trasmissione ha preferito ridurre tutto a un racconto scandalistico, dimenticando di dare voce a chi costruisce, anziché distruggere". Nella lettera aperta Confartigianato aggiunge che "l’illegalità è una piaga che colpisce prima di tutto gli imprenditori onesti" e che "equiparare il distretto intero a una realtà di sfruttamento e illegalità è un’operazione tanto facile quanto irresponsabile".
Parole molto pesanti, prima dell’invito a venire a Prato. "Venga a vedere con i suoi occhi cosa significa lavorare nel nostro distretto – è la conclusione della missiva –, ascolti chi ogni giorno porta avanti con orgoglio e sacrificio un’eccellenza riconosciuta nel mondo. L’aspettiamo, Parenzo, non se ne pentirà. E scoprirà che non ne soffrirà nemmeno l’audience. Il pubblico, ne siamo certi, sa apprezzare anche il lato buono delle cose. E, sempre e soprattutto, la verità".