Si cerca nel cellulare. Lo smartphone di Alessio Cini, 58 anni di Prato, è stato sequestrato subito dopo il ritrovamento del cadavere, bruciato nel cortile della villetta trifamiliare, all’alba di lunedì 8 gennaio, alla Ferruccia di Agliana. Cini lo aveva lasciato in casa, insieme al portafoglio e al giubbotto che aveva indossato quella mattina quando era uscito, poco dopo le 5,30, per andare al distributore della Q8. Aveva lasciato gli oggetti per scendere in cortile, dove poi avrebbe trovato la morte. Per il delitto, dalla mattina di venerdì 19 gennaio, si trova in carcere il cognato della vittima, Daniele Maiorino, 58 anni di Prato, che continua a dirsi innocente. Intanto, le indagini non si fermano e gli accertamenti dei carabinieri del Nuclero Investigativo, diretti dal sostituto procuratore Leonardo De Gaudio, proseguono per chiarire ogni aspetto del delitto. In particolare, il cellulare della vittima potrebbe contenere elementi utili a ricostruire il quadro di relazioni e rapporti che possano in qualche modo inquadrare le ragioni di un’aggressione così brutale. Maiorino, lo ricordiamo, è accusato di omicidio volontario, aggravato dal vincolo di parentela e dalla crudeltà (per aver inflitto una particolare sofferenza alla vittima). Oggi la Procura nominerà i consulenti: un genetista forense, che avrà il compito di estrapolare il profilo genetico eventualmente presente sugli indumenti sequestrati all’indagato e la successiva comparazione con il profilo genetico della vittima. E il consulente informatico, che dovrà procedere con l’estrazione della copia forense e all’analisi dei dati sul cellulare sequestrato a Maiorino.
La famiglia di Alessio Cini ha sempre tenuto molto alla propria riservatezza e così continua a fare. Una famiglia unita e solida, che si frequentava con assiduità: Alessio e il fratello Luca si alternavano nella cura e nell’assistenza della sorella che vive a Prato e della loro madre fino alla sua scomparsa. Nulla nelle loro vite poteva far pensare a un epilogo così drammatico.
Il fratello di Alessio, Luca Cini è assistito dall’avvocato Marco Del Pinto, per tutti gli aspetti civilistici della vicenda, e dall’avvocato Francesco Ceccherini di Firenze per la parte penale.
"Il mio cliente - spiega l’avvocato Ceccherini - fin dal primo momento si è sentito investito della responsabilità di portare avanti quella che per Alessio era la principale preoccupazione, ovvero crescere la figlia che a lui era affidata. Questa era la sua ragione di vita, e ora il fratello Luca non chiede altro che di poter portare avanti l’impegno di Alessio. Lo fa con amore e con senso di profonda responsabilità". Altra premura è quella di poter riavere al più presto la salma di Alessio, per poter celebrare i funerali. "Attendiamo che la Procura concluda il suo lavoro", commenta il legale.
Martina Vacca