Cadavere carbonizzato. Parte oggi il processo al cognato della vittima: "Non c’entro nulla"

Daniele Maiorino, 58 anni, è accusato di aver ucciso Alessio Cini a sprangate e di aver dato fuoco al corpo. A incastrarlo, per la procura, la confessione carpita dalle intercettazioni e i video delle telecamere.

Cadavere carbonizzato. Parte oggi il processo  al cognato della vittima: "Non c’entro nulla"

Daniele Maiorino, 58 anni, è accusato di aver ucciso Alessio Cini a sprangate e di aver dato fuoco al corpo. A incastrarlo, per la procura, la confessione carpita dalle intercettazioni e i video delle telecamere.

Un agguato alle spalle, il colpo di una spranga inferto alla nuca, che lo tramortisce, poi la benzina cosparsa su tutto il corpo, quando ancora respirava e infine le fiamme. Un bagliore che è stato ripreso dalle telecamere di videosorveglianza dei vivai. Intorno il silenzio della campagna. È morto così, all’alba dell’8 gennaio scorso, Alessio Cini, 58 anni, tecnico tessile alla Microtex di Prato, conosciutissimo nella frazione di Sant’Ippolito dove era originario. Si è trattato di uno degli omicidi più efferati degli ultimi anni. Cini è morto nel piazzale della villetta in cui viveva, con sua figlia, in via Ponte dei Baldi alla Ferruccia di Agliana.

Undici giorni dopo l’omicidio, grazie al lavoro dei militari del Nucleo Investigativo e della sezione operativa dei carabinieri di Pistoia, diretti dal procuratore capo Tommaso Coletta e dal sostituto procuratore Leonardo De Gaudio, è stato arrestato il cognato della vittima, Daniele Maiorino, operaio, 58 anni, anche lui originario di Prato: la sua mano sarebbe stata armata dalle mire economiche, ossia ottenere l’affido della figlia di Cini e così mettere mano sull’eredità. Incluso l’appartamento al secondo piano della villetta dove tutti vivevano: Cini al primo piano con la figlia, e Maiorino, marito della sorella dell’ex moglie della vittima, al pian terreno, con la sua famiglia.

Questa mattina alle 9.30, Daniele Maiorino, che si è sempre proclamato innocente, comparirà davanti ai giudici della Corte D’Assise di Firenze, presidente Silvia Cipriani. Accanto a lui ci saranno il suo difensore: l’avvocato Katia Dottore Giachino del foro di Prato. Maiorino deve rispondere di omicidio volontario, aggravato dal vincolo di parentela con la vittima, e dall’aver agito con sevizie e crudeltà (articoli 575 e 577 del codice penale).

Per Maiorino è stato disposto un giudizio immediato. Troppo evidenti, secondo la pubblica accusa, le prove della sua colpevolezza. Nelle duemila pagine dell’ordinanza con la quale Maiorino è stato arrestato ci sarebbero prove incontestabili: i dettagli delle riprese delle telecamere di videosorveglianza che inquadrano le sequenze dell’agguato, e le decine di intercettazioni ambientali, nelle quali l’imputato confessa particolari del delitto, che sarebbero note solo a chi l’ha commesso, ma anche un piano di fuga all’estero. Maiorino, parlando fra sé e sé avrebbe confessato l’omicidio.

Intanto, si sono costituiti parti civili: Luca Cini, fratello della vittima, assistito dallo studio legale Manzo di Firenze, Katiuscia Carrone, l’ex moglie, rappresentata dall’avvocato Ravagli di Pistoia, e la figlia minorenne, rappresentata dall’avvocato Andrea Torre di Prato, mentre l’avvocato Francesca Barontini è curatore della ragazza.

Cini era molto conosciuto nella zona di Sant’Ippolito dove ancora vivono il fratello e la sorella. La vittima era stato anche molto attivo al circolo dove tutti sono rimasti colpiti dall’improvvisa e violenta morte dell’amico di una vita.

Martina Vacca