Dice giustamente il vescovo di Prato Giovani Nerbini che "è malato il lavoro e non c’è bisogno di specificazioni ulteriori, le relazioni fra gli stati, fra le comunità etniche. Non si riesce più a dialogare per cercare soluzioni ai problemi. Anche nelle famiglie si riscontrano tantissime fatiche e intorno si percepisce un clima di sospetto, tensione, aggressività, che spesso sfocia in violenza". Ma non bisogna rimanere indifferenti o girarsi dall’altra parte. Bisogna avere la capacità di meravigliarsi: "Abbiamo bisogno di rimetterci fermi, in silenzio, in atteggiamento contemplativo di fronte al presepe". E poi agire: tutti convocati nessuno escluso, per un cambiamento che "parte dal basso".
CronacaCambiare si può. La Chiesa indica la strada