REDAZIONE PRATO

Caporalato nella fabbrica con minacce . Condannato il titolare, assolta la sua famiglia

Una condanna a due anni con le sospensione condizionale della pena. E’ quella che è stata inflitta ieri dal giudice...

Una condanna a due anni con le sospensione condizionale della pena. E’ quella che è stata inflitta ieri dal giudice Santinelli nei confronti di Gennaro Iacomino, titolare della GS international Business a Montemurlo. Sono stati assolti invece i suoi familiari che erano finiti a processo con lui: Salvatore Iacomino, Gaetana Fortunato, Biagio Fortunato, Filomena Castro, Pasquale Fortunato, tutti difesi dagli avvocati Costanza Malerba, Federico Febbo, Viola Assirelli e Luca Betti. Erano accusati di caporalato nei confronti dei dipendenti, tutti stranieri, della ditta di famiglia. Il giudice non ha riconosciuto l’aggravante della minaccia con l’arma giocattolo con la quale, secondo quanto avevano riferito gli ex dipendenti, Iacomino li minacciava se il lavoro non fosse svolto a regola d’arte.

I fatti risalgono al periodo compreso fra il giugno 2019 e il novembre 2020. Secondo quanto emerso, gli operai erano assunti con contratti di quattro ore giornaliere che nella realtà diventavano 10-12. Pochi minuti per consumare il pasto restando alla propria postazione. Nessun diritto a godere di ferie, malattie o riposi retribuiti se non con la decurtazione dello stipendio, in maniera del tutto arbitraria: 45-50 euro per ogni giorno di mancato lavoro. Circa un anno e mezzo di inferno per i lavoratori dell’azienda tessile che ha sede a Montemurlo fino a quando tre di loro hanno trovato il coraggio di recarsi da un sindacato per denunciare le condizioni disumane all’interno della fabbrica. Una storia come purtroppo ce ne sono tante a Prato, soprattutto nelle ditte a conduzioni cinese dove lo sfruttamento è una parola che fatica sparire.