E’ l’8 settembre del 1823 quando a Prato nasce Carlo Livi. Per molti, un personaggio il cui nome si legge sulla targa di una via o su quella del liceo nel cuore di Chinatown. Sono in pochi, però, a sapere chi era davvero e quanto il suo lavoro sia stato lungimirante. Ci voleva lo scrittore e giornalista Umberto Cecchi con "Il mio Carlo Livi" (Asterisco edizioni) a raccontarcelo. "Far conoscere Carlo Livi è un dovere che sentivo verso la città", dice Cecchi, già direttore de La Nazione, inviato speciale con una ricca produzione letteraria e altrettanto numerosi premi ricevuti da giurie di mezzo mondo. La presentazione del libro è in programma questo pomeriggio alle 17 alla biblioteca Roncioniana. Ad introdurre e coordinare la conversazione con l’autore, sarà l’avvocato Massimo Macherelli. Il libro di Cecchi, alternando storia e cronaca, ricompone le qualità dell’uomo e del medico psichiatra, dello storico della medicina. Livi, anticipatore della moderna medicina legale, organizzò l’ospedale psichiatrico riformandolo con l’allestimento di sale di conversazione, indirizzando i pazienti ai lavori campestri, alla recitazione. Davvero ruppe l’isolamento patito nelle strutture che ospitavano i malati di mente. Cecchi in questa sapiente ricostruzione ci fa anche conoscere il Livi umanamente e politicamente moderno, strenuo combattente contro la pena di morte.
Marilena Chiti