REDAZIONE PRATO

Carlo Verdone: il tenero omaggio a Francesco Nuti

Nel suo ultimo libro scrive: "Un estro straordinario. Buono, sensibile e quelle nuvole sul suo sorriso..."

S’intitola "La carezza della memoria" il nuovo libro di Carlo Verdone. Appena arrivato in libreria subito un grande successo, com’era facile prevedere. Nove anni dopo "La casa sopra i portici" n cui Verdone si è raccontato con dovizia di particolari, ecco l’atto secondo del racconto di una vita bella come un romanzo e di una carriera lunga come una vita. In questo nuovo capitolo, Verdone racconta incontri umani toccanti, gags e aneddoti soprattutto dell’inizio di carriera. E c’è un capitolo in cui il cineasta romano con forti radici toscane, ricorda l’esperienza televisiva che lo lanciò facendone subito una star amatissima dal pubblico. Correva l’anno 1978, giovedì 28 dicembre sul canale nazionale. Va in onda la prima delle sei puntate della nuova stagione di "Non stop", varietà originale ed innovativo diretto dal genio di Enzo Trapani, che nella prima edizione aveva lanciato nuovi comici come Massimo Troisi (La smorfia) e Jerry Calà (I gatti di vicolo miracoli). Nel cast appunto uno sconosciuto Carlo Verdone e un nuovo trio di cabaret dal nome incomprensibile: i Giancattivi. Formazione composta da Alessandro Benvenuti da Pontassieve, Athina Cenci da Firenze e Francesco Nuti da Prato. "I Giancattivi li sentivo vicini a me", ricorda Verdone nel libro. "Erano colti raffinati, non ricorrevano alla battuta facile e avevano una mimica eccezionale, spesso surreale". I ricordi di quella esperienza vanno avanti per altre pagine fino ad un ricordo affettuoso di Francesco Nuti. "Era un ragazzo dal carattere misterioso ma nel corso degli anni riuscii a conoscerlo meglio", scrive Verdone nel ricordare il compagno dell’esperienza televisiva che avrebbe segnato le loro vite e le loro carriere. "Era buono, generoso, gentile, estremamente sensibile, ma di colpo si adombrava. Era come se una nuvola grigia passasse sopra di lui smorzando il bel sorriso". Parole davvero belle nei confronti di un collega che di lì a poco sarebbe diventato un temibile rivale al botteghino con una lunga serie di successi. "Ho sempre pensato che sapesse godere della sua felicità soltanto in parte o in certi frangenti: aveva però un estro straordinario, una mimica che sosteneva alla perfezione i suoi inconsueti tempi comici".

Federico Berti