
Un'aula della scuola Teresa Meroni
Cantagallo (Prato), 23 aprile 2025 - “Abbiamo saputo, per ora in via informale, che la nostra scuola pubblica Teresa Meroni di Carmignanello è a rischio. La possibilità di sopprimere, per il prossimo anno scolastico, la classe prima ci indica un triste futuro per il nostro comune. Ma noi non ci rassegniamo, le soluzioni ci sono, la volontà va trovata. Da tempo abbiamo chiesto il 'tempo pieno' per la nostra scuola, ma lo Stato non ce l’ha mai concesso, e questo ha fatto sì che tante famiglie si siano rivolte alle scuole in cui il tempo lungo è garantito. È ora il momento di attivarlo e noi faremo il possibile, confidando nell’aiuto di tutti: della politica e delle Istituzioni, dei nostri rappresentanti nazionali e regionali, del dirigente scolastico professor Salvati, e soprattutto del nuovo Provveditore agli studi provinciale, la dottoressa Baroni, alla quale abbiamo già chiesto un incontro urgente". A lanciare l'allarme è l’assessora all’istruzione del Comune di Cantagallo, Manuela Chiaramonti, a cui fa prontamente eco il sindaco Guglielmo Bongiorno.
“In un comune come il nostro, la chiusura di una scuola non è solo una questione educativa. È il segnale evidente - afferma il primo cittadino - di un destino più ampio che incombe su intere aree del Paese: spopolamento, abbandono, mancata cura del territorio, perdita di identità. Quando una scuola chiude, non si spegne solo un’aula: si spezza un legame comunitario, si interrompe una storia collettiva, si apre una ferita che difficilmente si rimargina. La scuola, in montagna, non è soltanto un luogo dove si insegna a leggere e scrivere. È un punto di riferimento per le famiglie, un centro sociale, un simbolo di resistenza. La sua chiusura - prosegue il sindaco - racconta di territori lasciati soli, di comunità considerate ‘minori’, di scelte politiche che da anni penalizzano le aree interne. Il fenomeno dello spopolamento non è nuovo, ma oggi è aggravato da uno squilibrio crescente tra centro e periferia, alimentato da tagli, mancate politiche di sostegno e disattenzione istituzionale. Le difficoltà nei trasporti pubblici, i problemi nella sanità di base, la riduzione dei servizi essenziali e la chiusura delle scuole rappresentano la cartina tornasole di un processo di progressivo abbandono. Le conseguenze sono drammatiche: famiglie costrette a trasferirsi, bambini obbligati a percorsi lunghi e faticosi per raggiungere altre scuole, comunità che si svuotano". "Senza scuola, la montagna perde vita. I cittadini perdono diritti. E il divario tra chi vive nelle città e chi nelle aree interne si allarga sempre di più”, sottolineano gli amministratori. “È una questione di equità: un bambino che nasce in periferia ha diritto alle stesse opportunità di uno che nasce in centro. Altrimenti, siamo di fronte a una democrazia zoppa. C’è poi un tema ancora più profondo: quello della dignità, richiamata con forza anche dalla nostra Costituzione. Dignità delle famiglie che resistono, dei bambini che crescono in luoghi difficili ma autentici, delle comunità che vogliono continuare a vivere dove sono nate. Mantenere aperta una scuola anche con pochi alunni non è un capriccio - ribadiscono gli amministratori locali - ma una scelta politica e culturale. È dire che ogni persona conta, anche lontano dai centri urbani. È dire che nessun territorio è sacrificabile. Salvare la scuola di Carmignanello non è solo salvare un servizio: è salvare la montagna stessa, ribadire la presenza dello Stato anche nei luoghi più fragili, investire nel futuro. È una sfida che riguarda tutti: istituzioni, cittadini, educatori. Perché – concludono – la vera scelta è tra un Paese che lascia indietro chi ha meno ed un Paese che si prende cura di tutti, a prescindere dai numeri".