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Un fondo sfitto, ex negozio. Il fenomeno della trasformazione in case appartiene a molte città toscane
Fondi sfitti trasformati in appartamenti a piano terra? No, grazie. Troppi cambi di destinazione d’uso, troppe vetrine oscurate per far posto ad abitazioni e garage. Dopo il servizio di domenica che fotografa una tendenza in atto dentro le mura, suona un Sos chiamato desertificazione commerciale che preoccupa chi lavora dentro le mura. Non solo chi fa impresa ma anche chi rappresenta un presidio culturale. Come il cinema Eden di via Cairoli, da 35 anni una vera e propria istituzione per gli amanti del grande schermo. È il suo titolare, Eros Ossani, a voler intervenire nel dibattito. "Non si può risolvere il problema dei fondi sfitti autorizzandone la trasformazione in ‘dormitori’ a piano terra. I centri storici rappresentano il cuore pulsante delle città: se si spenge il cuore, si fermano le città. Il problema è a monte: perché i fondi restano sfitti? Serve magari pensare a sgravi e incentivi sia per i neo commercianti che per i proprietari di questi immobili". Il suo ‘giro’ l’Eden ce l’ha: la sala funziona ma è sempre più difficile sbarcare il lunario se ai costi dell’affitto si sommano quelli della bolletta, come l’ultima che ammonta a 3.500 euro per l’elettricità. Nessuno ha la bacchetta magica per riaccendere le insegne e rendere appetibili gli investimenti in commercio. "Non ho la presunzione di insegnare a nessuno ma il Comune dovrebbe parlare di questi problemi con chi questi problemi prova a risolverli da una vita. Penso a negozi storici come Babylon Bus, per fare un esempio. Come cinema Eden ci siamo, siamo pronti a sederci a un tavolo e proporre idee. C’è da dire che sul centro storico vedo da parte della giunta Bugetti più attenzione".
Oggi si assiste a un trend opposto rispetto a quando, negli anni Cinquanta e Sessanta, il commercio andava a gonfie vele e le nuove insegne spuntavano come funghi. Altra epoca, quando ancora non c’erano i centri commerciali. "Allora gli spazi venivano utilizzati in quella direzione, mentre oggi registriamo una situazione pericolosamente opposta", sottolinea il direttore di Confcommercio Prato e Pistoia Tiziano Tempestini che vede "un fenomeno negativo e preoccupante" nella riconversione di fondi sfitti in appartamenti per affitti brevi o garage. "Questa tendenza – fa notare Tempestini - incide negativamente sulla qualità della vita di residenti e turisti, sui servizi di prossimità, sul dinamismo stesso della città. È quindi evidente come sia necessario valorizzare chi intende aprire nuove attività con politiche adeguate". Una chiave di rigenerazione urbana, secondo Confcommercio, starebbe nei ‘distretti del commercio’ di cui l’associazione si fa promotrice. "Consentirebbero di incentivare e innovare il tessuto commerciale urbano facendo dialogare i molteplici format che lo attraversano. Oltre a questo, si rendono necessarie misure come sgravi e incentivi per chi oggi sta pensando di fare impresa ma resta dissuaso da un orizzonte incerto".
Il Comune intanto starebbe lavorando a un bando per rivitalizzare i fondi sfitti: nel 2017 il progetto del "Pop-up lab" fece aprire attività temporanee in via Muzzi e via del Serraglio ma di fatto quell’esperienza si rivelò un flop perché di quei 16 fondi dati in affitto all’epoca oggi ne è sopravvissuto solo uno. La priorità intanto è arginare la riconversione in abitazioni e garage con interventi di tipo urbanistico. "Confesercenti Prato – sottolinea il direttore Ascanio Marradi - raccoglie la sollecitazioni dei commercianti ed esprime contrarietà verso queste operazioni di tipo immobiliare. Ben vengano strumenti urbanistici per impedire cambi di destinazione d’uso, altrimenti si rischia di cancellare la vocazione commerciale di strade come via Muzzi. Se c’è un percorso della commissione urbanistica a individuare correttivi per contrastare questo fenomeno, lo sosteniamo auspicando un’accelerazione dei tempi". Altro ragionamento, secondo Confesercenti, è se i fondi sfitti diventano studi per professionisti: "Meglio favorire il cambio di destinazione da commerciale a servizi".
Maria Lardara