Non siamo soli. L’altro giorno abbiamo rilanciato con forza la necessità che Prato con le sue dinamiche criminali, sociali, economiche avesse la massima attenzione istituzionale a più livelli (a partire dal personale giudiziario sotto organico).
Il caso Prato: così lo abbiamo ribattezzato dopo gli ultimi episodi particolarmente gravi ed inquietanti di Seano (assalto squadrista agli scioperanti) e di viale della Repubblica (atto intimidatorio con auto alle fiamme e bara). Episodi che inevitabilmente hanno fatto tornare in primo piano un fenomeno che vuole mettere radici ancora più profonde nel territorio: fare mafioso, infiltrazioni, affari sporchi.
Non siamo soli. Lo ha dimostrato ieri in maniera evidente l’operazione coordinata dal procuratore capo Luca Tescaroli: controlli mirati della Guardia di finanza nella ditta davanti alla quale si svolge lo sciopero dei Sudd Cobas e dove c’è stata l’aggressione notturna. La ditta di un giovane imprenditore cinese aveva rifiutato, nelle ultime ore, anche la possibilità di cambiare contratto ai lavoratori pachistani. La procura ha stretto la morsa in queste settimane sul distretto parallelo: denunce e provvedimenti giudiziari per maxi evasioni, chiusura indagini per l’aggressione dello scorso luglio in un circolo. E riflettori sempre accesi sulla ’guerra delle grucce’. Non siamo soli. La Chiesa ha dato dimostrazione di capire dinamiche e pericoli invitando tutti a non minimizzare ad andare oltre la solidarietà immediata. Non siamo soli. Tra i partiti, oltre al ’grillo parlante’ Milone, chi ha detto francamente come stanno le cose e si è mobilitato senza nascondere polvere (parecchia) sotto il tappeto (del ’ sono fenomeni isolati’) è stato Fratelli d’Italia: Chiara La Porta, deputata pratese che ha a cuore il territorio ha sottolineato che “il sistema mafioso è radicato“ ed ha chiesto una sezione della Direzione Distrettuale Antimafia a Prato. Non siamo soli. Confindustria Toscana Nord ha evidenziato che “o si sanano queste sacche di illegalità o gli episodi vergognosi sono destinati a ripetersi“. Non siamo soli, ma ancora molti mancano all’appello.