Grazie a Pratolirica torna l’opera oggi alle 16 al Politeama, una Turandot molto cinese, molto pratese, in occasione del centenario della morte di Puccini. Com’è noto l’opera restò incompiuta per la morte dell’autore il 29 novembre 1924 e per la morte scenica di Liù il 25 aprile 1926, in occasione della prima alla Scala di Milano, Arturo Toscanini lasciò la bacchetta e disse: "Qui finisce l’opera, qui è morto il maestro". Calaf, il Principe Ignot, è interpretato da Jaebeom Park, la "principessa di gelo" è Claire Nesti, soprano pratese. Liù è Rei Itoh, la parte solenne del vecchio Timur, padre di Calaf, ha la voce di un pratese, valente professionista, Romano Martinuzzi che si trova accanto agli sghignazzi di Ping, interpretato dal figlio baritono Lorenzo Martinuzzi. La voce perentoria del Mandarino è di Shijin Liang, cinese da Parma. Sul palco Nicola Mottaran al pianoforte e Mayumi Kuroki (foto), che forma e dirige il Coro di Pratolirica. L’opera sarà eseguita integralmente con l’accompagnamento del pianoforte e di altri strumenti, nella formula ormai sperimentata con successo. In scena anche il Gruppo di Danza Cinese di Cristina Ke e gli atleti arti marziali del Centro Wushu. Le scene e i costumi sono di Elena Filippova Bellandi, la regia di Astrid Hunstad. La sorpresa è nella Canzone (cinese) del gelsomino, tema elaborato da Puccini, che sarà cantata dal coro di voci bianche della scuola di musica Verdi diretto da Rossella Targetti. La Verdi che partecipa al progetto anche con strumentisti, alle percussioni e ai fiati. Artisti cinesi e artisti pratesi: Matteo Bagni, Matteo Benvenuti, David Madera, Francesca Papini, Cristina Pagni, Luis Moreno. Turandot ha una storia forte che lega la nostra città a due miti pratesi dell’arte lirica: Iva Pacetti e Lando Bartolini. Alle 15 l’introduzione all’ascolto nel Ridotto del teatro con Goffredo Gori.
CronacaC’è Turandot. Con Pratolirica e la Verdi