REDAZIONE PRATO

Chiara Martegiani: "Attraverso l’ironia racconto l’endometriosi"

L’attrice, protagonista della serie tv "Antonia", è stata ospite nel convegno a Prato. "Malattia che colpisce tre milioni di donne in Italia".

In primo piano Chiara Martegiani e la consigliera comunale Martina Guerrini

In primo piano Chiara Martegiani e la consigliera comunale Martina Guerrini

Raccontare l’endometriosi attraverso l’ironia per raggiungere un pubblico più vasto. Divulgare, informare, affrontare una malattia invalidante che solo in Italia colpisce tre milioni di donne. A spiegare la malattia e le sue complicazioni è l’attrice Chiara Martegiani, compagna di Valerio Mastrandrea, che ieri, a Prato, ha partecipato al convegno organizzato dall’amministrazione comunale in occasione della Giornata mondiale dell’Endometriosi. Martegiani è stata ospite dell’iniziativa – gratuitamente – per sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema di cui purtroppo si parla ancora troppo poco.

Chiara, lei ha raccontato l’endometriosi e le complicazioni legate alla malattia attraverso la serie tv "Antonia" di cui lei è protagonista e co-sceneggiatrice, perché?

"Mentre pensavo alla serie tv mi è stata diagnosticata la malattia. Non sapevo di averla ed è stato un choc. Ho pensato che partire dal racconto della malattia avrebbe permesso al personaggio di fare un percorso su se stessa a tutto tondo. E’ un tema di cui non si sente parlare ma che per molte donne rappresenta un problema, è una malattia invalidante. Molte donne non sanno nemmeno di averla e prima di ottenere una diagnosi certa ci vogliono 7-8 anni".

Perché ’invalidante’, con quali sintomi si presenta?

"Con forti dolori durante il ciclo mestruale, nel periodo dell’ovulazione e durante i rapporti sessuali. C’è molta ignoranza sul tema. Purtroppo non tutti i medici sono preparati e spesso le donne si sentono dire che ’è normale’ avere dolore durante le mestruazioni, che ’hai la soglia del dolore bassa’. In realtà, sono dolori che non ti permettono di alzarti dal letto, che limitano fortemente la vita sociale e per i quali si può cadere in depressione. Qualche donna viene addirittura presa per matta".

La serie tv "Antonia", sei puntate in onda su Amazon prime e su RaiPlay, è incentrata solo sulla endometriosi?

"E’ il punto di partenza, non volevamo fare una serie ’medica’. E’ lo spunto da cui parte l’evoluzione della protagonista: una donna che fugge dal dolore emotivo e si trova a dover fare i conti con quello fisico, grazie al quale capisce di doversi prendere cura di sé".

Il personaggio è autobiografico?

"Certo, ho messo una parte di me".

E’ una serie coraggiosa.

"Sì, quello che mi ha fatto piacere è che molte ragazze dopo averla vista mi hanno contattato, si sono confidate, mi hanno detto di avere la stessa malattia. Alcune mi hanno detto di essere andate a farsi visitare e che così hanno scoperto di averla. Il ritardo nella diagnosi è pericoloso, spesso è una delle cause dell’infertilità".

Esiste una cura?

"Purtroppo no. Viene tenuta sotto controllo con i farmaci. A volte dicono che la gravidanza è la cura, in realtà tiene ferma la malattia per un anno perché c’è assenza di ciclo mestruale. C’è chi mi ha detto di essersi sottoposta a 19 interventi chirurgici per guarire. Si può arrivare a stare meglio ma non sparisce mai".

Il cinema è il tramite per parlare di una materia sconosciuta.

"Sì, è la bellezza del cinema. Ti permette di arrivare al grande pubblico con un linguaggio più immediato. Presto volentieri la mia immagine in iniziative come quella organizzata dal Comune di Prato. Già che se ne parli è un miracolo".

Laura Natoli