
Lavoratrici tessili in una immagine d’archivio
Prato, 10 ottobre 2020 - E’ scattato il conto alla rovescia per la rifinizione pratese "Trt", che da martedì prossimo o al massimo entro tutta la prossima settimana chiuderà definitivamente il bandone di una storia tessile durata mezzo secolo.
Dopo che il 16 settembre scorso è stata annunciata la procedura di liquidazione volontaria, i professionisti stanno "tirando le somme e stanno lavorando per tutelare le maestranze e garantire i creditori - dice Sauro Petrucci, che insieme a Nicola Cocchia, riveste il doppio incarico di amministratore delegato e adesso di liquidatore - Il precipitare della situazione economica è legata anche all’arrivo del Covid e al lockdown. Prima dello scoppio dell’epidemia avevamo fatto anche dei nuovi investimenti su macchinari. Purtroppo poi la situazione è peggiorata".
I dipendenti della "Trt" stanno lavorando ancora in maniera parziale e con la cassa integrazione Covid per ultimare alcune commesse prese prima della criticità economica del momento: il 16 settembre l’azienda contava 46 dipendenti e ad oggi i lavoratori sono 42, perché alcuni, dopo aver saputo dell’imminente destino dell’azienda, sono riusciti a trovare un nuovo impiego. Solo un paio o tre persone sono vicine alla pensione. Una volta ultimati gli ordini presi dai clienti - e ormai siamo agli sgoccioli -, saranno chiuse le sedi della "Trt", quella che si trova in via Galvani, dove si svolgeva la preparazione, e quella che è in via Strobino, dove ci sono stati per anni i reparti di finissaggio e tintoria. La storica rifinizione attualmente è di proprietà della società "Vestire" di Luigi e Piero Guarducci (titolari del lanificio Europa che è in concordato preventivo), che a suo tempo nel fallimento Sasch avevano rilevato le quote detenute dalla famiglia Cenni, e della società "Gommatex Spalmati" della famiglia Giovannelli.
Un altro capitolo della gloriosa storia tessile del distretto pratese che chiude e che in tempo di peste da XXI secolo richiama all’ordine una realtà produttiva dove l’unione potrebbe fare la differenza per il futuro. Un’idea, quella dell’aggregazione fra imprese, che sta circolando con forza negli ultimi mesi, sostenuta sia da chi fa parte dell’associazione degli industriali sia da chi al momento è fuori, ma che s questo punto potrebbe trovare il giusto motivo per un ritorno per il bene del distretto. Sara Bessi