
"Vogliamo dare la possibilità a nostro figlio di imparare il linguaggio dei segni perché se un giorno deciderà di togliersi l’impianto acustico, deve comunque avere l’opportunità di comunicare". Marco Bechini, titolare del ristorante Soldano in piazza Duomo è il padre di Chris, che ha tre anni ed è sordo dalla nascita. A due anni è stato sottoposto ad un intervento di impianto cocleare, grazie al quale oggi riesce a sentire parzialmente, ma i suoi genitori vogliono comunque garantirglio un futuro bilingue.
Chris è uno dei due bambini protagonisti del progetto pilota inaugurato alle scuole dell’infanzia Ilaria Alpi e Grazia Deledda di Montemurlo, che prevede l’insegnamento a tutta la classe del linguaggio dei segni. "Mio figlio ha frequentato il nido e già allora abbiamo coinvolto la classe e le maestre in un progetto di insegnamento della lingua dei segni. Si trattava di poche parole, 300 per l’esattezza, che danno la base per comunicare anche ai bambini molto piccoli", dice il padre che ha esteso il progetto non soltanto ai compagni di nido, ma anche alla logopedista e alle maestre. "Facevamo lezione nel ristorante quando era chiuso, sono stati tutti molto disponibili ed è stata una bella esperienza perché mio figlio ha avuto la possibilità di sentirsi integrato ovunque si trovasse: a casa, a scuola e alle sedute fatte insieme alla logopedista". I genitori di Chris hanno scoperto che il figlio era affetto da sordità appena nato, a sei mesi hanno avuto la conferma: una doccia gelata. Un mondo nuovo e sconosciuto si è aperto per loro: "A Prato nonostante esista un’associazione sordomuti non vengono svolti corsi per la lingua dei segni", racconta ancora Marco Bechini. "Non è un fronte molto conosciuto. Dobbiamo spostarci a Firenze per seguire lezioni sulla lingua dei segni, qui in città non c’è nessuna possibilità in questo senso a parte qualche corso on line, ma visto che il bambino è così piccolo volevamo offrirgli un percorso strutturato". Tanti disagi e un senso di lontananza che Marco e la moglie Silvia vogliono abbattere per dare un futuro con meno ostacoli possibile al loro figlio. A settembre Chris è entrato alla materna: una nuova scuola, nuovi compagni e nessuno che conoscesse la lingua dei segni. Tutto da ricominciare: "Insieme ai genitori dell’altro bambino che come il nostro è sordo, siamo andati a proporre al Comune un progetto di inclusione. E la risposta è stata più che positiva, sia da parte delle famiglie che delle maestre. Siamo molto felici. Anche perché imparare la lingua dei segni è un percorso lungo, servono anni e tanto impegno, ma alla fine i risultati sono stupefacenti". Chris è il maschietto di casa: ha tre sorelle, due più grandi e la piccolina di 10 mesi. "Siamo una famiglia numerosa, in casa parliamo molto e così lui è stimolato continuamente", sorride il padre.
Chris è un bambino speciale perché non avendo l’udito dalla nascita ha sviluppato in maniera eccezionale tutti gli altri sensi: "Ha una grande sensibilità, riesce ad ascoltare con il corpo", si emoziona il babbo. "La natura è qualcosa di incredibile perché Chris è in grado di percepire le sensazioni molto più degli altri, ha i sensi più acuiti. Il suo raggio visivo raggiunge un campo molto più vasto del nostro, è capace di leggere il labiale in maniera perfetta. Capisce tutto quello che gli diciamo anche quando si toglie le protesi: è fantastico". Chris, occhi grandi e capelli color oro, è un bambino vivace: "Quando abbiamo scoperto che era sordo, io e mia moglie non gli toglievamo gli occhi di dosso. In quei momenti abbiamo capito quanto fosse speciale e quanto i suoi sensi fossero sviluppati".
Silvia Bini