
Nel secondo anno della pandemia la popolazione di Prato diminuisce, anche se lievemente. Perché calano vistosamente gli italiani e crescono con altrettanta evidenza i cinesi. I dati sono ufficiali: l’anagrafe del Comune, al 31 dicembre scorso. I residenti in città sono 194.312, lo 0,25 per cento in meno rispetto al 31 dicembre di due anni fa. Negli ultimi dodici mesi, almeno secondo i registri del Comune, si è assistito a un doppio e quasi speculare fenomeno. I cittadini di origine italiana sono diminuiti di 1.440 unità, pari in media a quattro residenti al giorno. I cinesi, invece, sono cresciuti di 1.392 residenti: sempre in media sono 3,8 al giorno. Anche la popolazione straniera è aumentata, ma solo di 900 persone: gli orientali quindi crescono, le altre comunità mediamente diminuiscono. Qualche numero. Gli italiani sono scesi per la prima volta da anni sotto quota 150mila: i residenti sono 149.805, a fine 2020 erano 151.197. Il tasso di natalità cala, quello di mortalità aumenta: lo scorso anno 2.704 decessi in dodici mesi, un record assoluto. Nel 2020 erano stati 2.469, nel 2019 in era precovid 2.130.
I cinesi hanno invece raggiunto quota 27.829 e sono il 14,3% della popolazione. C’è da ricordare che i residenti sono una parte degli immigrati che vivono a Prato: a questi vanno sommati i cittadini regolari ma non iscritti all’anagrafe e naturalmente i clandestini, non quantificabili per definizione. Gli stranieri nel complesso sono invece 44.507 e rappresentano il 22.9% dei residenti, la quota più alta fra le città italiane capoluogo di provincia. Dopo i cinesi, la comunità più numerosa è quella albanese: i residenti sono 3.814, in un anno 235 in meno, con una flessione del 6%. In calo anche i rumeni, in tutto 3.220 (due terzi dei quali donne), ma un centinaio in meno rispetto al 2020; sono infine stabili i pakistani a quota 2.162 e in flessione i marocchini (sono 1.372, 65 in meno). Una diminuzione così generalizzata nelle comunità straniere è certamente da imputare anche agli effetti indotti della pandemia, alle minori opportunità di lavoro e alle maggiori difficoltà negli spostamenti. Ragionamento che per i cinesi vale fino a un certo punto, vista l’ormai stabile presenza in città, con radici consolidate nel tessuto economico. Infine, molto rilevante per gli scenari futuri il dato sull’età dei residenti a Prato. Il 26.6% dei cinesi ha meno di 18 anni e solo l’1.2% ne ha più di 65. Le quote non cambiano molto se si considerano tutti gli stranieri: 24.2% di minorenni e 3.6% di over 65. Cambia tutto invece se i dati sono quelli della popolazione complessiva, quindi italiani più immigrati: il 16.4% ha meno di 18 anni e il 22.2% ne ha più di 65. Ovviamente sotto il peso dei pratesi italiani.
Anna Beltrame