REDAZIONE PRATO

'Cluster ad un matrimonio, ma nessuno ci ha chiamato'

La lettera di un artigiano in quarantena

Tamponi Covid (Dire)

Il 3 ottobre con mia moglie, mia figlia e mio genero siamo andati ad un matrimonio. Dopo qualche giorno mia moglie ha avuto raffreddore e febbre a 37.5, abbiamo saputo che un partecipante al matrimonio è risultato positivo al Covid così mia moglie, mia figlia e mio genero la mattina del 12 ottobre hanno fatto il tampone in uno studio privato. La sera stessa hanno ricevuto la risposta e mia moglie è risultata positiva. La mattina successiva alla risposta, dunque il 13 ottobre, sono andato anche io con mio fratello e mia cognata e purtroppo anche mia cognata è risultata positiva. A me invece non hanno voluto fare il tampone perché, avendo mia moglie positiva, mi è stato spiegato che avrei dovuto essere già in quarantena.

Indubbiamente è vero, ma chiedo: quante persone conoscono il protocollo? Chi comunica ai positivi e ai loro familiari come comportarsi in caso di positività in famiglia? La mattina stessa, dopo essere tornato a casa, ha telefonato il nostro medico di famiglia che aveva ricevuto la notizia della positività di mia moglie e mi ha fornito un numero di telefono per registrare l’inizio della mia quarantena, in quanto coniuge di un positivo. Fortunatamente viviamo in un appartamento con due bagni e due camere e dunque non abbiamo problemi a stare a dovuta distanza, ma nel frattempo anche io ho iniziato ad avere sintomi influenzali. Ad oggi nessuno ci ha chiamato per mappare la nostra situazione né per farci le domande di circostanza utili a trovare nuovi positivi, anche se io e mia moglie abbiamo scaricato la app Immuni.

Invece di parlare di coprifuoco di città semideserte, con alberghi, bar e ristoranti al collasso non sarebbe il caso di fare in modo che tutti i positivi vengano registrati sull’app Immuni? Non ha senso continuare con la tracciabilità manuale che per definizione è molto più lenta di un sistema informatico. Purtroppo tracciare i positivi manualmente non è più possibile perché i casi sono troppi, gli addetti del dipartimento di igiene troppo pochi e nel momento in cui l’indagine epidemiologica arriva al termine è ormai tardi, mentre con una app per la tracciabilità il meccanismo diventerebbe immediato e si potrebbero salvare persone dal contagio. In Corea in questo modo sono riusciti in poco tempo a risolvere la situazione e a mappare in pochi giorni tutti i positivi. L’unico problema che dobbiamo mettere da parte è la questione privacy, di fronte ad un’epidemia e alla salute credo sia un problema superabile, anche perché la app è anonima.

Massimo Dondini

artigiano settore tessile