Sul tema dell’illegalità del distretto pratese – tra sfruttamento della manodopera, racket e pericolosità sociale – interviene Tommaso Cocci, il capogruppo di FdI in consiglio comunale.
"Come tenere insieme le parole di Francesco Marini di Confindustria e quelle del procuratore Tescaroli? – si chiede Cocci – Il primo, in rappresentanza degli industriali, mette in guardia sul possibile danno reputazionale a seguito sull’immagine che emerge del distretto, il secondo chiede, all’interno di una risposta all’interrogazione parlamentare degli onorevoli La Porta e Michelotti dopo l’ennesimo rinvio del processo ’China Truck’, una sezione della Direzione distrettuale antimafia al Tribunale di Prato e dichiara che la pericolosità di ciò che sta avvenendo nella nostra Provincia dovrebbe essere meglio conosciuta. Il dovere della politica è quello di fare sintesi tra queste esigenze. Sino ad oggi abbiamo assistito ad una responsabilità storica della sinistra, che ha quantomeno ignorato questo fenomeno sul territorio – aggiunge l’esponente di FdI – atteggiamento che ha contribuito all’espandersi di un sistema economico che ha arricchito pochi ed ha permesso si mantenesse un clima di indifferenza in gran parte della città". Secondo Cocci le responsabilità andrebbero cercate nelle fila di chi negli ultimi anni ha amministrato Prato. "Chi doveva intervenire su questo fenomeno ha sempre conosciuto la situazione. Con un ritardo imperdonabile, pare ora che anche il centro-sinistra – prosegue – si sia reso conto della gravità della situazione, davanti al cortocircuito multietnico che ha definitivamente rotto il tetto di cristallo. Anche la presenza nella scorsa legislatura di due consiglieri comunali di origine cinesi, eletti nelle fila del centro-sinistra, non ha in alcun modo inciso. La reputazione di Prato si difende chiedendo e lavorando per una risposta concreta all’esigenza di legalità, argomento su cui vi è la massima collaborazione da parte degli eletti toscani in Parlamento di Fratelli d’Italia".