Comunità straniere insieme ai figuranti: "Nel 2009 lo proposi la città non era pronta"

Lamberto Gestri, ex presidente della Provincia, nel 2009 propose all’allora sindaco Cenni di aprire il corteggio ai rappresentanti delle etnie ospitate a Prato. L’idea non fu accolta e iniziò un lungo braccio di ferro.

Comunità straniere insieme ai figuranti: "Nel 2009 lo proposi  la città non era pronta"

Lamberto Gestri, ex presidente della Provincia, nel 2009 propose all’allora sindaco Cenni di aprire il corteggio ai rappresentanti delle etnie ospitate a Prato. L’idea non fu accolta e iniziò un lungo braccio di ferro.

Era il 2009, il centrodestra per la prima volta nella storia di Prato aveva conquistato il Comune mentre Lamberto Gestri, ex Margherita, classe 1942, fu eletto al ballottaggio con il 50,8% dei voti come presidente della Provincia. Centrodestra alla guida del Palazzo, centrosinistra della Provincia. Succedeva a giugno. Tre mesi dopo le elezioni (e il terremoto politico) Gestri propose al neo eletto sindaco Roberto Cenni di aprire il corteggio alle comunità straniere. Ne scoppiò un vero e proprio braccio di ferro tra Comune e Provincia che finì pure in prima serata al Tg1 Rai.

"Fummo io e Edoardo Nesi a fare da traino alla proposta - ricorda Gestri -, scrivemmo una lettera per chiedere al sindaco di aprire il Corteggio alle comunità straniere, una quindicina di persone al massimo, era un modo per avvicinarsi, per raccontare le nostre tradizioni e rendere una parte della società partecipe. Avevamo iniziato un confronto con le associazioni straniere perché la convivenza in alcune zone della città era difficile". Scoppiò un pandemonio: "Quel pomeriggio dell’8 settembre 2009 lo ricordo ancora, passai una giornata tremenda", dice Gestri. Una mossa tanto lungimirante quanto astutta. Sullo scacchiere della politica Gestri aveva mosso la pedina che sapeva avrebbe potuto far vacillare la neoeletta giunta di centrodestra. "Ci dissero di no alla sfilata, pensammo allora di invitare come Provincia i rappresentanti delle comunità straniere, ma non andò come immaginavamo. Erano già tutti arrivati a palazzo Buonamici quando ci venne detto che se avremmo fatto sfilare i rappresentanti delle comunità straniere avrebbero chiamato la forza pubblica". Alla fine dopo ore di grande fibrillazione uscì solo il gonfalone portato dall’allora presidente del consiglio provinciale Giuseppe Maroso. Quindici anni dopo l’intuizione di Gestri diventa concreta. Sono anche altri tempi, e probabilmente la città oggi è più pronta rispetto ad allora. "Spero - chiude l’ex presidente - che questo grande atto di apertura da parte della città sia l’inizio di un rapporto diverso alla quale seguano una serie di azioni, solo così questo passaggio avrà veramente senso".

Silvia Bini