GOFFREDO GORI
Cronaca

Concerti primavera, le belle voci. Due promettenti soprano stasera al Teatro del Cicognini

Soirée musicale per la storica rassegna della Scuola Verdi con Anna Toccafondi al pianoforte. Brani di Fauré, Schubert, Liszt, Rossini e Puccini per un programma tutto da ascoltare. .

Francesca Palitti e Vittoria Brugnolo

Francesca Palitti e Vittoria Brugnolo

Una Soirée musicale da non perdere inserita nei Concerti di Primavera, longevo progetto della Scuola Verdi che si svolge al Teatro Cicognini. Stasera alle 21 protagoniste due giovani soprano di talento, Vittoria Brugnolo e Francesca Palitti, accompagnate dalla pianista pratese Anna Toccafondi. Due voci idonee per un repertorio ispirato nel titolo a quel Rossini che, dopo lo sforzo finale del Guglielmo Tell, ritiratosi a Parigi si curò la depressione componendo antiansiolitici naturali come brevi brani di carattere cameristico, musica che si faceva per pochi in salotti scelti. Siamo nel 1830. Oggi, ricreare l’atmosfera che non è solo rossiniana, ecco un bel duo di cantanti, giovanissime e selezionate per il progetto "Dialogo sulla musica antica et la moderna" una collaborazione del Conservatorio di Firenze con Rete Toscana Classica, per l’incisione dei Duettini e dei Quartetti di Casamorta (originario fondatore del Cherubini). Vittoria Brugnolo, 23 anni, è stata di recente Musetta nello spettacolo su Puccini prodotto da Perché Verdi Viva; è stata finalista nel concorso internazionale Aslico per Nannetta di Falstaff. Francesca Palitti si è formata con Marcella Devia, ha partecipato alla XV edizione delle Nuove Voci per la Lirica di Pratolirica, si è classificata terza al concorso internazionale Premio Puccini al conservatorio Boccherini di Lucca, partecipa all’86° Festival del Maggio Fiorentino. Le due soprano presenteranno un programma di Mélodies di Fauré, Schubert, Liszt, chiari di luna, tarantelle con testi di Petrarca, Verlaine, Metastasio, scherzi per i "peccati di vecchiaia" di Rossini. C’è anche un Puccini in soirée con Sole e Amore, che diventerà l’inno d’amore del finale del secondo atto di Bohème.

Goffredo Gori