REDAZIONE PRATO

Contrabbando e società fantasma . Maxi sequestro di oltre due milioni

La merce ritirata dalla Guardia di finanza arrivava dalla Cina passando per aziende "cartiere" a Prato e Napoli che facevano da filtro in modo da eludere i dazi doganali. "E’ il primo step dell’illegalità".

Il blitz della. Finanza alla Ammo moda di via. Vannucchi. L’imprenditore faceva arrivare la merce grazie a società cartiere

Il blitz della. Finanza alla Ammo moda di via. Vannucchi. L’imprenditore faceva arrivare la merce grazie a società cartiere

La merce arrivava dalla Cina ma grazie a società "cartiere" e "filtro" l’imprenditore a cui era destinata evitava di pagare le tasse doganali. È quanto scoperto da un’inchiesta condotta da procura e guardia di finanza di Prato che ha portato al sequestro preventivo, disposto dal gip, di prodotti per 2,2 milioni di euro, eseguito nei confronti di una ditta orientale del Macrolotto. L’operazione di contrasto al contrabbando doganale ha preso avvio da "un’articolata attività di analisi e intelligence", ha spiegato il procuratore Tescaroli in una nota, che ha permesso di concentrare l’attenzione su una ditta individuale del Macrolotto Uno, che opera nel commercio all’ingrosso di abbigliamento e calzature, la "Ammo Moda" di Fan Xinnian in via Onorio Vannucchi. L’imprenditore, secondo quanto emerso, si avvaleva del solito escamotage delle società inesistenti per eludere dazi e tasse ed avere la merce a prezzi davvero concorrenziali.

La guerra al contrabbando di merce che viene importata illegalmente in Italia è uno dei primi "step" della battaglia contro l’illegalità cinese, come più volte sottolineato dal procuratore di Prato Luca Tescaroli nelle varie relazioni indirizzate al governo. Esiste un giro articolato che la merce compie prima di arrivare in Italia in modo da essere "ripulita" e di aggirare così i dazi doganali. Avere tessuti, abbigliamento, accessori a prezzi stracciati, aggirando gli obblighi di legge, mette gli imprenditori cinesi in una posizione privilegiata rispetto alle altre aziende che invece assolvono a tutti i loro doveri con il fisco. Per questo la procura si è focalizzata sul tentativo di portare alla luce i casi di importazione illegale di merce che dalla Cina viene fatta arrivare nelle aziende del Macrolotto in modo illecito. Si tratta di un primo "step" nella scala dell’illegalità che poi si completa con l’uso delle società "apri e chiudi" e con lo sfruttamento del lavoro. E l’ultimo caso è la riprova di quanto denunciato dal procuratore Tescaroli.

Secondo quanto emerso, lo stabilimento di via Vannucchi dove era stoccata la merce era già stato segnalato dai vigili del fuoco di Prato per "irregolarità" emerse nella verifica dei requisiti di sicurezza antincendio.

L’approfondimento della Fiamme gialle ha permesso di ricostruire il meccanismo illecito adottato dall’imprenditore coinvolto, basato sull’utilizzo di società "cartiere" e di due società "filtro", una a Prato e una a Napoli, impiegate per fornire una copertura documentale falsa alla movimentazione della merce. In realtà, i prodotti, venivano importati direttamente dalla Cina in totale evasione dei tributi doganali e dell’Iva all’importazione, con un danno erariale stimato in oltre 750mila euro.

La guardia di finanza ha così dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo - emesso dal gip - sull’intera merce rinvenuta, per un valore complessivo di 2,2 milioni di euro.

"L’operazione conferma il ruolo centrale della Procura di Prato, affiancata dalla Guardia di Finanza, nel contrasto ai fenomeni criminali che alterano le regole del mercato, danneggiano gli operatori economici onesti e ostacolano lo sviluppo di un sistema produttivo basato su principi di legalità, concorrenza e tutela dell’economia sana", ha aggiunto il procuratore Tescaroli nella nota.

Laura Natoli