Ha risposto a una telefonata di lavoro mentre era agli arresti domiciliari. Il giorno successivo all’arresto. E’ finito dritto in cella Roberto Moretti, l’investigatore privato di Torino coinvolto nell’inchiesta della Dda di Firenze che ha portato in carcere il comandante della compagnia dei carabinieri di Prato, Sergio Turini, e ai domiciliari l’imprenditore Riccardo Matteini Bresci, ad del Gruppo Colle, con l’accusa di corruzione. Il gip di Firenze, Anna Liguori, ha disposto l’aggravamento della misura cautelare in quanto Moretti non ha rispettato il divieto di comunicare con l’esterno, come specificato nell’ordinanza eseguita giovedì scorso dai carabinieri del Ros.
"Il mio assistito è un incensurato – ha spiegato l’avvocato di Moretti, Flavio Campagna di Torino – Ha sicuramente sbagliato ma lo ha fatto in buona fede, è un gesto frutto di una leggerezza di chi non è avvezzo a questo tipo di cose. Ha risposto a una telefonata di lavoro, lo ha fatto per non perdere il cliente. Fra l’altro, si tratta di un contatto che non ha nulla a che vedere con l’inchiesta, quindi non c’è inquinamento delle prove o pericolo di reiterazione del reato". L’avvocato Campagna ha già depositato istanza di Riesame. "Mi sembra tutto tanto eccessivo – aggiunge il legale – Moretti è amico di vecchia data di Turini, si sta parlando di tre bottiglie di vino di cui una, fra l’altro, si è tenuta il mio assistito". Moretti comparirà domani per l’interrogatorio di garanzia. Prima di lui, sempre domani mattina, toccherà a Matteini Bresci, difeso dall’avvocato Pier Matteo Lucibello. "Il mio assistito risponderà alle domande – ha aggiunto Campagna – vogliamo chiarire tutto". Turini, difeso dall’avvocato Giovanni Renna, si è invece avvalso della facoltà di non rispondere anche se ha rilasciato dichiarazioni spontanee nelle quali ha voluto specificare che "non c’è stata corruzione". "Abbiamo pronto il Riesame – ha detto l’avvocato Renna – Vogliamo capire l’inquadramento giuridico che il tribunale darà a tutta la vicenda".
L’inchiesta è una costola di un’altra indagine in corso alla Dda su presunte estorsioni nell’ambito della cosiddetta "guerra delle grucce" fra imprenditori cinesi. Una vicenda che risale a quasi due anni fa quando due capannoni, uno a Montemurlo e uno in via Gora del Pero a Prato, furono incendiati. In mezzo all’inchiesta è spuntato il nome di Turini e i presunti "favori" a imprenditori italiani e cinesi. Oltre al legame fra il carabiniere e Matteini Bresci. "Favori" in cambio di "utilità future o per i figli", ha scritto il gip nell’ordinanza. Intanto spuntano anche i verbali delle testimonianze dell’altro carabiniere indagato per omessa denuncia che avrebbe parlato di "cene organizzata nelle stazioni dei carabinieri di Vernio e Montemurlo insieme a imprenditori, sindaci e politici". Una condotta che Turini avrebbe portato avanti per "accreditarsi" nella Prato che conta. Durante l’interrogatorio di garanzia di Turini, i pm (a coordinare l’indagine è il procuratore aggiunto Luca Tescaroli) hanno depositato i verbali della testimonianza resa da Giorgio Silli, sottosegretario agli Esteri (che non è indagato ma che è stato sentito come persona informata sui fatti), che ha scritto – su richiesta di Matteini Bresci – una mail al comando generale dell’Arma per chiedere che Turini non venisse trasferito. Tentativo che non ha sortito gli effetti sperati in quanto il carabiniere è stato destinato a Potenza. In quell’occasione, i pm avrebbero chiesto a Silli se era a conoscenza di un interessamento di Matteini Bresci nei confronti del ministro Crosetto, sempre per impedire il trasferimento di Turini.
Laura Natoli