Per 18 anni il Corteggio storico di Prato ha portato la sua firma. Giancarlo Calamai, cerimoniere del Comune, si è congedato dai pratesi con l’ultimo spettacolo nel 2019 prima della pensione. Il Corteggio però resta la sua passione, ne conosce ogni sfumatura, è forse in assoluto la persona che conosce la tradizione per eccellenza della città nel profondo, fin dalle sue origini quando, ricorda, fu rispolverata dal cassetto della storia nel 1968 dall’allora sindaco Giorgio Vestri su proposta del consigliere democristiano Luciano Santini con il benestare del vescovo Pietro Fiordelli. Oggi a 56 anni di distanza, l’amministrazione per la prossima edizione dell’8 Settembre ha accolto la proposta della Diocesi di aprire la sfilata ai rappresentanti delle comunità straniere presenti in città. Insieme ai figuranti ci saranno quindi una quindicina di coppie vestite con abiti tipici della tradizione in rappresentanza di altrettanti Paesi stranieri.
Calamai, partiamo proprio dall’ultima novità: cosa ne pensa di introdurre cambiamenti in una festa così ancorata alle tradizioni?
"Sono favorevole alla proposta del vescovo Nerbini. Io stesso avevo avanzato un’idea simile, perché si tratta di una manifestazione della città che non deve essere rigida ma deve seguire il percorso che fa la società".
Quindi è favorevole a far sfilare insieme ai figuranti anche i rappresentanti delle comunità straniere presenti in città con i loro abiti tipici?
"Certamente sì. Il Corteggio non è una rievocazione storica, ma una manifestazione religiosa che si ripete negli anni. Per questo credo che sia giusto aprirla alla città e ai suoi mutamenti".
Non c’è pericolo di snaturare l’8 Settembre?
"L’importante è che questa iniziativa non perda il suo carattere religioso nel rispetto appunto della tradizione. Va bene che sia aperta alle novità, restando però legata al carattere religioso che l’ha contraddistinta nei secoli".
Quando è nato il Corteggio storico?
"Affonda le sue origini nella storia della cintola. Le cronache della città ci narrano che ogni 8 settembre fin dal Medioevo venivano a Prato rappresentanze dei Comuni della regione a rendere omaggio alla cintola della Madonna".
È per questo che la sfilata oggi avviane con i costumi medioevali?
"Dopo una lunga sospensione nel 1968 il commendatore Luciano Santini, consigliere della Democrazia Cristiana mentre io ero del Partito Comunista, propose al sindaco Giorgio Vestri di organizzare un corteggio rievocativo di quello che accadeva fin dall’antichità. Si partì così con abiti medioevali che rispecchiavano l’epoca di quando le rappresentanze cittadine venivano da fuori città per rendere omaggio alla Madonna. Per questo i figuranti hanno abiti a tema medioevale".
Il sindaco di allora acconsentì alla rievocazione?
"In consiglio ci fu anche un piccolo sketch perché Santini propose al sindaco Vestri di aprire la sfilata vestito da Francesco Datini, cosa che il sindaco ovviamente si rifiutò di fare... Ne scaturì un divertente scambio di battute, ma poi la manifestazione fu fatta e da allora è continuata fino ad oggi".
Lei che per 18 edizioni ne ha curato tutti i particolari ha qualche suggerimento da dare perché la novità possa funzionare davvero?
"Aprire la sfilata alle comunità è giusto non ci vedo niente di male nel far sfilare persone con abiti attuali, quello che è importante è che sia fatto con cura. Si possono introdurre novità salvo rispettare la tradizione. Voglio dire che per me il Corteggio non può esistere, ad esempio, senza gli sbandieratori perché da sempre fanno parte dello spettacolo e poi è importante mantenere il decoro della sfilata: non deve sembrare un corteo senza guida, ma deve avere il senso di cura e decoro che ha sempre avuto. Questo penso sia l’aspetto da valorizzare".
A proposito di novità anche lei è stato protagonista di alcune innovazioni dell’8 Settembre?
"Nel 1997 proposi di fare la sfilata in notturna, poi ho introdotto trampolieri, danzatori, ho fatto di tutto per cercare di fare apprezzare alla città questa manifestazione che negli anni è cresciuta sempre di più e si è migliorata".
Ben vengano allora le novità e quanto ha proposto il vescovo Nerbini?
"Fermo restando che non si stravolga il significato dell’8 Settembre e che sia messa la cura necessaria alla sfilata mantenendo le radici religiose di una festa così antica".
Silvia Bini