SILVIA BINI
Cronaca

"Costretto ad andare all’Elba per vaccinarmi" Dosi e traghetti: la rabbia di un ‘fragilissimo’

In cura per una delicata malattia, bancario di 29 anni riesce finalmente a prenotare sul portale regionale. Ma deve raggiungere l’isola

di Silvia Bini

A caccia del vaccino. Fino all’Isola d’Elba pur di alzare un muro tra sé e il virus. Quanto è accaduto a Francesco Carfì, 29 anni, dipendente di banca, è il simbolo di un meccanismo che evidentemente non funziona se un malato definito ‘fragile’ dal sistema, è costretto non soltanto a dare battaglia sul sito della Regione ‘contro’ altri 80.000 pazienti oncologici, cronici e disabili per accaparrarsi uno dei 15.000 posti liberi, ma anche a percorrere 500 chilometri tra autostrada e traghetto per vaccinarsi. "Dovrebbe essere un diritto", dice il giovane che da dieci anni combatte con una malattia rara che gli impone cure immunosoppressive che lo rendono un soggetto superfragile. "Quello che vorrei evidenziare – racconta a La Nazione – è un fatto che mi pare anche banale, ma evidentemente no lo è: se la Regione sapeva di avere 80.000 preadesioni di superfragili e soltanto 15.000 dosi a disposizione, perché ha invitato tutti a prenotarsi nello stesso momento? E’ come aver lanciato una lotteria al massacro. Sono sicuro che con le mie abilità informatiche sono passato avanti magari a qualcuno più grave di me. Questo modo di gestire le vaccinazioni – aggiunge – e in particolare quelle dei malati, lo ritengo ignobile".

A sbottare anche i medici di famiglia, costretti a far fronte alle decine di chiamate di pazienti che martedì sera non sono riusciti a prenotare un posto per la vaccinazione e non sanno ancora quando e dove potranno farlo. "Il meccanismo è fallimentare serve rispetto per i malati", tuona la Federazione dei medici di famiglia. "Siamo subissati di chiamate di persone malate e disabili in difficoltà, ma non possiamo fare niente". E non è andata meglio nemmeno per chi l’appuntamento martedì sera è riuscito alla fine prenotarlo: i trenta pratesi superfragili che ieri si sono ritrovati ammassati davanti al centro Pegaso in attesa della dose di Moderna ne sono il manifesto difficilmente contestabile.

"E’ uno scempio", prosegue Franceso Carfì che ieri ha viaggiato fino a Piombino e poi a Portoferraio in traghetto per far valere il suo sacrosanto diritto ad esser vaccinato, a volersi sentire più sicuro dopo un anno chiuso in casa dalla costante minaccia di un virus che se attaccasse i suoi polmoni potrebbe rivelarsi fatale: "Non può essere questa la strategia pensata per vaccinare persone con patologie gravi e anche gravissime che ogni giorno combattono la loro battaglia con la malattia e si ritrovano a dover fare a cazzotti anche con il sistema per avere una dose di vaccino: una assurda gara a chi arriva prima".

La sua rabbia è legata all’incapacità di creare le condizioni per cui tutti i malati possano avere le stesse opportunità. Cosa che non è avvenuto tanto che mercoledì mattina, il giorno dopo il caos registrato dal sito della Regione, Francesco Carfì, è andato dai carabinieri di Vernio per presentare un esposto. Per mettere nero su bianco la sua frustrazione e quella della tante persone che, come lui, condividono un percorso di sofferenza, cura e speranza che arriva anche da una dose di vaccino proprio come quella che ieri è riuscito a fare. A 500 chilometri di distanza.