
Crac Holding Bf, 9 anni di processo. Fusi condannato insieme al socio
Si è chiuso un altro processo che si trascinava da anni. E per l’imprenditore edile, Riccardo Fusi, è arrivata un’altra condanna. Fusi, difeso dall’avvocato Manuele Ciappi, è stato condannato a un anno e due mesi per la bancarotta dell’Holding Bf, società satellite che faceva capo alla Btp, il cui fallimento risale a più di dieci anni fa. Stessa condanna, un anno e due mesi, per il socio di Fusi, Roberto Bartolomei, difeso dall’avvocato Gianluca Bastogi. Le condanne sono state inflitte in continuazione a quelle stabilite dal tribunale di Firenze nell’ambito del processo al credito cooperativo fiorentino che ha portato in carcere anche l’ex parlamentare Denis Verdini. In quel processo Fusi fu condannato a cinque anni e dieci mesi (pena che ha già scontato). "L’assoluzione di Fusi e Bartolomei dall’accusa di avere falsificato i bilanci della Holding – sottolinea l’avvocato Ciappi – dimostra che il valore del suo patrimonio immobiliare ed alberghiero era davvero miliardario e che le recriminazioni di Fusi avevano fondamento". Ciappi ritiene invece "non comprensibile la condanna" per la bancarotta e aggiunge che Fusi potrebbe valutare di "rinunciare alla prescrizione".
Sono finiti alla sbarra anche Antonio Petrini, Leonardo Rossi, Riccardo Rosi e Giancarlo Cecchi, ex titolari di alcune società del gruppo. Come aveva chiesto la stessa procura, Cecchi, difeso dall’avvocato Mauro Cini, Petrini e Rosi sono stati assolti "perché il fatto non sussiste", mentre Rossi è stato condannato a due mesi, sempre in continuazione. Il processo è stato lungo e complicato. L’udienza preliminare si è aperta nel 2015 e il rinvio a giudizio risale al 2016, mentre i fatti risalgono al 2008-2009. Anche con le sospensioni dovute al Covid, il procedimento ha tenuto sulla graticola gli imputati per oltre 9 anni, veramente troppo tempo per un processo di primo grado.
Secondo la ricostruzione della procura, ci sarebbero stati filoni ben precisi in un meccanismo complesso che avrebbe portato da una parte alla bancarotta fraudolenta concordataria e dall’altra alla distrazione di circa 70 milioni da quei 150 ottenuti dalla Btp per il risanamento del gruppo stesso. I 150 milioni di euro erano stati ottenuti fra il 2008 e il 2009 da Fusi e Bartolomei da un pool di banche, fra cui il credito cooperativo, pur in presenza di una conclamata crisi. Secondo l’accusa, per evitare il fallimento sarebbe stato alterato il bilancio gonfiando l’effettivo valore del settore alberghiero in capo alla Holding. La distrazione dei 70 milioni sarebbe avvenuta attraverso un sistema di contratti simulati con le società collegate.
Laura Natoli