Crisi della moda, gli aiuti da Roma. Otto settimane di ’cassa’ in deroga: "Bene, ma non basta. Ora il decreto"

L’intervento, deciso dal Consiglio dei ministri, riguarda le imprese artigiane sotto i 15 dipendenti. L’integrazione salariale potrà essere pagata direttamente dall’Inps in casi di comprovate difficoltà finanziarie.

Crisi della moda, gli aiuti da Roma. Otto settimane di ’cassa’ in deroga: "Bene, ma non basta. Ora il decreto"

L’intervento, deciso dal Consiglio dei ministri, riguarda le imprese artigiane sotto i 15 dipendenti. L’integrazione salariale potrà essere pagata direttamente dall’Inps in casi di comprovate difficoltà finanziarie.

PRATO

Il distretto si è svegliato ieri con una buona notizia, giunta un po’ in sordina: sono in arrivo da Roma quegli ammortizzatori sociali che potranno sostenere anche le imprese artigiane dai 15 dipendenti in giù. Lo ha deciso il Consiglio dei Ministri nella seduta di lunedì sera: una prima risposta al grido di allarme lanciato dal distretto nei vari incontri con il Ministero del Made in Italy e col Ministero del Lavoro. L’intervento deciso dal governo si muove su due binari: il primo stabilisce otto settimane di cassa integrazione in deroga nel 2024 per fronteggiare la crisi occupazionale dei lavoratori dipendenti delle imprese del comparto moda, anche artigiane, con un numero di addetti pari o inferiore a 15 operanti nel settore tessile, dell’abbigliamento e calzaturiero. Il secondo binario prevede come ulteriore misura di sostegno, che l’integrazione salariale, ordinariamente erogata dal datore di lavoro al dipendente e poi rimborsata dall’Inps, potrà essere pagata direttamente dall’Istituto previdenziale nel caso in cui esistano serie e documentate difficoltà finanziarie.

La notizia, comunicata in una nota dal Ministero del Lavoro, da una parte ha suscitato il plauso per l’apertura del governo ad un sostegno indispensabile per le piccole imprese tessili della filiera e dall’altra ha innescato una serie di interrogativi sulle modalità di attuazione. Manca ancora il decreto attuativo.

Per gli operatori del distretto, che hanno unito le forze per far sentire la loro voce a Roma, scrivendo anche un documento unitario scaturito dal Tavolo del distretto, è un primo risultato. Ma non basta. "Un lavoro durato 9 mesi caratterizzato da una costante pressione a tutti i livelli, per prima verso i parlamentari amici. Diverse sono state le interlocuzioni con il ministero che ha coinvolto anche le regioni più colpite – afferma Moreno Vignolini, presidente nazionale dei tessili Confartigianato – Preciso e di gran supporto il lavoro dei nostri funzionari che hanno saputo mettere in fila numeri e dati. Ora dobbiamo solo attendere che anche la moratoria su F24 trovi una soluzione soddisfacente, non è scontato".

Claudio Bettazzi, presidente di Cna Toscana centro, sottolinea "che questi sono strumenti necessari a superare il momento di difficoltà, ma bisogna andare oltre e progettare interventi più strutturali. Penso, per esempio, ai 10 milioni che prevedono linee guida e strumenti che aiutano il sistema di filiera a fare investimenti in tecnologia ed innovazione per essere competitivi. Penso anche alla formazione come strategia per il trasferimento di competenze".

Bene anche per Juri Meneghetti, segretario della Filctem Cgil, anche "se abbiamo appreso la notizia dal comunicato stampa. Si attende la norma che renda operativa al cassa integrazione, capendo a quali settori viene applicata". Marco Bucci della segreteria Cisl Firenze-Prato evidenzia il "risultato ottenuto dall’impegno congiunto. Ora i lavoratori possono tirare un primo sospiro di sollievo". "Una risposta che può aiutare – aggiunge Mirko Zacchei, segretario generale Femca Firenze-Prato – anche se il problema non si è fermato: in questi giorni continua senza sosta la richiesta di cigs".

Il presidente della Regione Toscana. Eugenio Giani, e l’assessora Alessandra Nardini, hanno manifestato il loro disappunto per la modalità con cui hanno appreso la notizia, senza alcuna comunicazione ufficiale: "Ci dispiace prendere atto che, ancora una volta, si preferiscono i canali personali di partito piuttosto che il rispetto del rapporto di leale collaborazione istituzionale tra Governo e Regione". Giani e Nardini si sarebbero aspettati "una risposta più celere, nell’ottica di sostenere il settore, evitare i licenziamenti e la perdita di competenze" e rimangono delusi del fatto che "mentre durante l’incontro dello scorso 18 settembre si era parlato di un ammortizzatore della durata di 12 settimane, oggi si parla di massimo 10 settimane".

Sara Bessi