LAURA NATOLI
Cronaca

“Cura sbagliata per la sinusite”. Calvario dopo l’intervento, maxi risarcimento di 200.000 euro

La donna fu sottoposta a una terapia antibiotica di sei giorni anziché di 12 settimane. Medico condannato

Un intervento chirurgico (foto repertorio)

Un intervento chirurgico (foto repertorio)

Prato, 3 settembre 2024 – Una cura antibiotica dopo l’intervento per la sinusite giudicata “blanda” e non in linea con quelli che sono i protocolli nel caso di interventi simili. Un calvario per una donna pratese andato avanti per mesi: costretta a sottoporsi a ulteriori interventi alla testa, a causa di un ascesso che le creava tumefazioni frontali e non voleva guarire perché non curato in tempo. I fatti risalgono al lontano 2012. Ci sono voluti 12 anni prima che la donna si vedesse riconosciuto il danno permanente derivato da quella cura errata.

Il giudice civile del tribunale di Prato, Francesca Vanni, ha depositato nei giorni scorsi la sentenza con la quale condanna il medico che somministrò la prima cura antibiotica alla paziente al pagamento del danno nei confronti della donna per 194.000 euro oltre al pagamento delle spese per circa 14.000 euro.

Per il giudice, sulla base della consulenza tecnica disposta durante il procedimento, non ci sono dubbi che “l’omesso trattamento antibiotico post operatorio sia la causa del danno non patrimoniale sofferto” dalla donna che ha citato in giudizio il primo medico che la ebbe in cura per la sinusite.

Secondo quanto ricostruito nel procedimento, la donna era stata sottoposta nel lontano 1988 a un intervento al cranio. Nel settembre del 2011 la paziente aveva preso contatti con un otorinolaringoiatra per alcuni disturbi di respirazione dovuti appunto alla sinusite. Dopo l’intervento al setto nasale, si alterarono momenti in cui la paziente stava meglio ad altri in cui il fenomeno si riacutizzava tanto che tornò dal medico. A quel punto le fu data la terapia antibiotica: sei giorni di antibiotico per aerosol. Pochi, secondo le direttive mediche, perché – sottolinea il giudice nella sentenza – sarebbe servita una cura antibiotica per bocca di 12 settimane. La paziente partì per un viaggio a Parigi ma le sue condizioni continuarono a peggiorare: oltre al mal di testa, le venne la febbre e una tumefazione frontale. Rientrata in Italia, tornò dal dottore che, dopo essersi consultato con un collega, decise di sottoporla a un nuovo intervento per il drenaggio del materiale che le occludeva le cavità sinusali. Intervento che servì a poco perché dopo poco le tumefazione frontale riapparve. A quel punto la donna fu ricoverata a Careggi, inviata dall’ospedale di Pescia, e lì operata di nuovo per la rimozione dell’ascesso che si era creato. Il giudice, sulla base della consulenza tecnica, ha evidenziato la “condotta colposa del medico per non aver disposto un adeguato trattamento antibiotico” accertando il danno permanente e disponendo il risarcimento.