PRATO
Cronaca

Cure sul territorio, medici di base contro l’Asl

Benelli (Fimmg): "Gli strumenti per non affollare il pronto soccorso ci sono, però manca la collaborazione. Servono percorsi ad hoc"

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di Sara Bessi

I medici di famiglia rivendicano il loro ruolo e quanto sostenuto nel periodo dell’emergenza covid e lo fanno per voce di Alessandro Benelli, segretario provinciale della Fimmg ( Federazione italiana medici di medicina generale ). Uno dei punti nodali è il rapporto fra medici di base, ospedale e pronto soccorso. Se le Usca (Unità speciali di continuità assistenziale) ed i Girot (i gruppi muldisciplinari di medici ospedalieri a disposizione delle rsa) vengono invocati come strumenti essenziali per evitare il solito affollamento in pronto soccorso, Benelli ricorda che le "Usca nascono forti di un accordo aziendale in cui si puntualizza lo stretto legame con i medici di medicina generale". Accordo che viene tradotto in servizio "grazie alla collaborazione tra alcuni medici della Fimmg, Niccolò Biancalani e Mauro Ruggeri, con la Società della salute e l’Asl". Benelli sottolinea che le "Usca sono costituite da liberi professionisti a contratto con medici di medicina generale convenzionati: a questo punto quale ruolo avranno? Quello della manodopera?".

Il segretario Fimmg ha una proposta da mettere su un ipotetico tavolo di confronto con l’Asl: "Stiamo pensando ad un’integrazione delle Usca nell’ambito delle aggregazioni funzionali territoriali (i gruppi di curanti di base) con visite prevalentemente a domicilio, attivate dal medico di famiglia per pazienti allettati sintomatici non trasportabili oppure per controlli di pazienti Covid positivi pregressi, e nell’ambito di futuri ambulatori Covid dedicati". Ambulatori post Covid istituiti con una delibera recentemente approvata dall’Asl. Nota dolente quella dei Girot "gruppi di intervento misconosciuti ai più: operano nelle rsa in un periodo successivo al problema Covid-rsa dopo che i curanti, non dotati di protezioni individuali come i colleghi, hanno fatto la loro parte visitando i loro assistiti".

Insomma soluzioni precostituite e calate dall’alto, senza che i medici siano stati coinvolti in una condivisione dei progetti tanto che Benelli chiosa: "Forse i medici di base non hanno più voglia di essere ospiti in casa propria". Infine, c’è la questione del pronto soccorso che ha avuto il calo di accessi durante il picco dell’epidemia: "Con la fase 2 si sono ripresentati gli stessi problemi pre-Covid al pronto soccorso, laddove sul territorio ritornano alla luce vecchi problemi come la mancanza di percorsi diagnostici dedicati con facilità di accesso che permetta ai curanti una gestione diretta di alcune patologie in collaborazione con figure e strutture già presenti sul territorio. Andare a caccia grossa con il temperino non è piacevole quando a qualcuno viene fornita ’strumentazione da guerra pronto uso’".