MARIA LARDARA
Cronaca

Dalla prigionia alla libertà . Zaki dialoga con mille studenti nell’ora di educazione civica

L’incontro organizzato da Elena Dottore, alunna della quinta liceo linguistico Livi . La giovane ha contattato in rete l’attivista egiziano che ha accettato l’invito a scuola.

L’incontro organizzato da Elena Dottore, alunna della quinta liceo linguistico Livi . La giovane ha contattato in rete l’attivista egiziano che ha accettato l’invito a scuola.

L’incontro organizzato da Elena Dottore, alunna della quinta liceo linguistico Livi . La giovane ha contattato in rete l’attivista egiziano che ha accettato l’invito a scuola.

Felicemente stupito dalla sua giovane età, dalla voglia di impegnarsi per i diritti umani. Lui che la violazione dei diritti umani l’ha vissuta sulla propria pelle. "Sic parvis magna", secondo un motto latino: dalle piccole cose nascono quelle grandi. Se Elena Dottore, studentessa di quinta del liceo linguistico Livi, non avesse provato a mandargli un messaggio in rete, Patrick Zaki, l’attivista egiziano torturato e imprigionato per 22 mesi nelle carceri del suo paese, non si sarebbe raccontato ieri mattina di fronte a 500 studenti del liceo Livi-Brunelleschi: altri 400 erano collegati da remoto con l’auditorium della Camera di commercio. Ne è nata una grande lezione di educazione civica diversa dal solito, partecipata e gestita dal basso, grazie al lavoro della commissione ‘mista’ di educazione civica coordinata da Lorenzo Delli, docente di storia e filosofia, e da un gruppo di studenti di cui fa parte Elena: a settembre la ragazza aveva partecipato a una serata proprio con Zaki in occasione della festa dell’Unità al circolo "I Risorti". Di fronte a una platea così nutrita, dopo un intervento della studentessa e un breve saluto del presidente del consiglio comunale Lorenzo Tinagli, Zaki ha ripercorso la sua odissea nelle carceri egiziane, ricordi indelebili che bruciano ancora oggi come quello dello sciopero della fame per ottenere dei libri in cella ("lottare per i miei diritti è stato uno dei modi per resistere"). Parla in inglese Zaki, fermato in Egitto nel febbraio 2020 mentre frequentava un master in studi di genere (oggi è dottore di ricerca alla Normale di Pisa) e, mentre racconta di diritti e migranti, preme sul tasto dell’inclusione, strada ancora faticosa e difficile. "L’accoglienza dei migranti è inevitabile e di questo l’Italia deve esserne consapevole. Si deve fare di più per l’inclusione di chi arriva qui per lavorare e studiare. Quando si parla di pensiero inclusivo bisogna sempre pensare che il reale problema non sta nelle persone ma in come queste sono cresciute. È un messaggio di inclusione quello che vorrei rivolgere agli studenti, inclusione da praticare verso persone diverse per fede religiosa o persone Lgbt. Sono cristiano copto, il razzismo l’ho vissuto fin da bambino. Ho sempre creduto nell’importanza di rompere le barriere, nel dialogo con gli altri per uscire dall’isolamento". Diritti umani che passano anche da condizioni di lavoro dignitose in un distretto dove in alcune imprese a conduzione cinese si sfrutta manodopera a basso costo, spesso migranti. "I migranti sanno che non avranno lo stesso diritto di lavorare come gli altri. Il problema non è il mercato ma la legalizzazione dei fenomeni migratori. Questo è un momento critico a causa delle politiche portate avanti dal governo Meloni: è terrificante spendere soldi in centri di detenzione in Albania". Applausi quando ha preso la parola Elena, giovane ma così consapevole di quanto la libertà di pensiero non si debba mai dare per scontata. "La storia di Zaki è quella di chi non può tornare: non serve che qualcuno venga a toglierci fisicamente la parola, esistono forme più sottili di limitazione della libertà. Noi studenti dobbiamo in primis farci difensori. Avevo ascoltato Patrick a un evento nella mia città l’estate scorsa e ho pensato all’opportunità di riprodurlo e portarlo a scuola". Non è stato facile strutturare un incontro come quello organizzato ieri mattina, alla presenza di importanti ospiti come Cecilia Nava di Amnesty International e dei docenti universitari Alberto Tonini e Micaela Frulli. Ma la commissione educazione civica (è formata da docenti e studenti) ha lavorato bene. "Per come viene impostata nelle scuole, l’educazione civica viene gestita in modo scorretto. La commissione rappresenta un esperimento: compito della scuola non è fornire nozioni ma formare cittadini responsabili, consapevoli, partecipi attivamente alla società civile. Occorre sviluppare pensiero critico. Quello con Zaki è il primo incontro che organizziamo".

Maria Lardara