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Dalle bombe al diploma: "Grazie Prato"

Studente ucraino ha fatto l’esame al Cicognini-Rodari "Amo la musica, ma proverò il test di ingegneria".

Dalle bombe al diploma: "Grazie Prato"

La foto del suo profilo WhatsApp sembra uscita da una fiaba. Con un messaggio di Charlie Mackesy, illustratore e pittore inglese, che è una carezza per il cuore. "A volte mi sento perso", disse il bambino. "Succede anche a me", disse la talpa, "ma noi ti amiamo e l’amore ti riporta a casa". Casa. Quella natia, quella adottiva. Per Lev Kutsan la prima si trova a Irpin, in Ucraina, la seconda è a Prato. Due anni fa, nella nostra città il neodiplomato del liceo musicale Cicognini-Rodari ha trovato riparo dalle bombe di Putin e ora anche un titolo di studio: la maturità. La sua è una bella storia di coraggio, riscatto e voglia di arrivare. Sì perché questo diploma Lev se l’è sudato davvero, lui è che è fuggito dalla guerra nel 2022 con la mamma e la sorella (a Prato c’era già la nonna, badante). "Tenendo conto che due anni fa non parlavo una parola di italiano, direi che mi è andata bene", ironizza Lev che rivendica il suo 72/100 portato a casa mentre al telefono fa sentire la "C" aspirata. Se è vero che gli esami non finiscono mai, la prova più difficile è stata scampare agli orrori della guerra. Una guerra che miete ancora vittime: sono ancora fresche le immagini agghiaccianti dell’ultimo bombardamento dell’ospedale pediatrico di Kiev, dove è nato Lev. Suo padre è a Irpin.

Due anni fa il diploma sembrava un obiettivo lontano.

"Quando sono arrivato qui non conoscevo l’italiano e in Ucraina il sistema scolastico è molto diverso dall’Italia. Al Cicognini-Rodari ho trovato una scuola molto accogliente, inclusiva, non mi è mai mancato il sostegno dei professori e dei compagni di classe. Dovevo partire da zero e grazie a loro è stato più facile".

Perché scegliere proprio il liceo musicale?

"Suonavo già il pianoforte e, grazie ai contatti della mia famiglia a Prato, è venuto naturale scegliere questo percorso. Desidero ringraziare le professoresse Barbara Settesoldi e Paola Monteroppi, insieme a tutta la squadra di docenti, che hanno creduto in me, fino al preside Mario Di Carlo: nella sua scuola mi sono sempre sentito a casa". Cosa c’è dopo la maturità?

"Mi preparo già per il test d’ammissione a ingegneria, ma presto vorrei iniziare anche a lavorare. Non abbandonerò mai la musica che resta la mia passione". C’è il desiderio di tornare in Ucraina?

"Se lo facessi, dovrei andare a fare il militare. Il mio futuro è qui, a Prato. Mi manca la famiglia unita, che sogno di veder ricongiunta. Mi manca anche il ‘borsch’ (minestra tipica, ndr)".

Com’è ora la situazione a Irpin?

"La vita è difficile e la popolazione è psicologicamente provata: non c’è elettricità e le famiglie hanno tanti problemi economici. E’ tutto molto più complicato di come ce lo raccontano".

Maria Lardara