
In media ogni giorno arrivano a Prato una ventina di profughi provenienti dall’Ucraina. In gran parte si tratta di donne e bambini. Secondo l’ultimo bollettino dell’Unità di crisi della Prefettura, sono 142 le persone finora giunte in città, delle quali 74 adulti e 68 minori tutti accompagnati. Finora il sistema dell’accoglienza si è retto per la stragrande maggioranza dei casi proprio sulla comunità ucraina: 100 profughi sono tutt’ora ospiti di parenti e conoscenti, 40 invece si trovano nei Centri di accoglienza straordinaria aperti a Prato, Vaiano, Vernio e Poggio a Caiano, che ormai hanno quasi del tutto esaurito le proprie disponibilità così come è full il sistema del Sai, quello gestito dai Comuni.
Sono meno di venti i posti che restano liberi nei Cas, dopodiché la provincia di Prato non sarà più in grado di accogliere per via istituzionale i profughi ucraini, almeno che non siano trovate soluzioni alternative. Ex scuole, ex uffici, condomini sfitti che potrebbero essere presi in gestione temporaneamente dalla Prefettura per sistemare le persone che stanno scappando dalla guerra. La situazione non è semplice, la provincia pratese ha già superato la quota di ospitalità, ma "la guerra è poco prevedibile così come lo è un’eventuale ondata di profughi in fuga", spiega la prefetta Adriana Cogode a margine dell’Unità di crisi convocata ieri mattina. La Prefettura in queste ore si sta preparando ad un’eventuale arrivo straordinario cercando soluzioni alternative ai Cas che hanno quasi esaurito le disponibilità. A questo proposito potrebbe arrivare in aiuto la Diocesi che si è resa disponibile a mettere in campo immobili di proprietà per l’emergenza. "Lunedì abbiamo un incontro con la Curia - agguinge Cogode - per capire quale sia la loro disponibilità di immobili. Cerchiamo strutture grandi in cui poter raggruppare più nuclei famigliari composti prevalentemente da donne e bambini. Abbiamo fatto richiesta anche ai Comuni di censire eventuali edifici, ex scuole e uffici, da poter mettere a disposizione". Per il momento viene quindi scartata la via dell’accoglienza fai-da-te con famiglie che mettono a disposizione la propria casa così come non è stata formalizzata la proposta di Federalberghi che ha messo in campo 50 camere. "Se sarà necessario, valuteremo tutte le ipotesi. Per quanto riguarda le case offerte dai pratesi, ciascuno può accogliere a titolo personale le famiglie di profughi, facendo denuncia in questura", conferma Cogode. La gestione dell’accoglienza dei profughi a livello provinciale viene coordinata dalla Prefettura, mentre la Questura, con lo sportello immigrazione, gestisce la parte burocratica legata ai permessi. Il primo passo quando arrivano cittadini ucraini - che siano sistemati nei Centri di accoglienza oppure da parenti che abitano in città - è rivolgersi alla Questura, dove i profughi riceveranno i documenti, il codice fiscale e le informazioni per gli screening sanitari. Entro 48 ore dovranno sottoprsi al tampone nei drive through della città, e poi potranno scegliere se vaccinarsi o meno. L’Asl ha già predisposto una task force d’emergenza.
Sarà poi lo sportello immigrazione a convocare i profughi per il rilascio dei permessi che possono essere di protezione temporanea, di protezione internazionale oppure una semplice dichiarazione di presenza sul territorio. La validità dei permessi è di sei mesi: "Finora la maggioranza delle richieste è per avere protezione temporanea anche perché la volontà di queste persone è di tornare al più presto nel proprio Paese", aggiunge il prefetto. La prossima Unità di crisi si riunirà lunedì quando è in programma un incontro con la Curia e con il sistema scolastico in attesa di una possibile ondata di profughi in fuga della guerra davanti alla quale le istituzioni non vogliono farsi trovare impreparate.
Silvia Bini