REDAZIONE PRATO

Detenuto si uccide in cella: è il terzo in 8 mesi. I sindacati: "Dogaia abbandonata dai vertici"

Riccio (Fp Cgil polizia penitenziaria): "Mancano direttore e comandante titolare. E riceviamo detenuti da tutta la Toscana. È una ‘bomba’" .

Detenuto si uccide in cella: è il terzo in 8 mesi. I sindacati: "Dogaia abbandonata dai vertici"

L’interno di un carcere (foto d’archivio) In alto Giulio Riccio e Donato Nolè (Fp Cgil)

Si è impiccato con una corda, quando era da solo il cella. È stato trovato in fin di vita intorno alle 19 di sabato da un agente al lavoro nel reparto di media sicurezza. La corsa al Santo Stefano è stata immediata, ma non c’è stato nulla da fare. Il detenuto, un ragazzo di 27 anni, italiano di origine sinti e proveniente da Viareggio, è morto poco dopo l’arrivo in ospedale. Si tratta del sessantesimo suicidio di un detenuto nel corso dell’anno in Italia. Alla Dogaia è il terzo suicidio in meno di un anno. Il 27enne, che da quando si apprende lascia moglie e figli, avrebbe finito di scontare la sua pena nel 2032. Secondo il sindacato Uilpa della polizia penitenziaria la vittima aveva alcune condanne definitive per furti e rapine.

Solo poche ora prima, all’interno della Dogaia, era andata in scena la rivolta di una ventina di detenuti che, nella notte tra venerdì e sabato hanno creato il caos nella prima sezione: neon divelti, brande usate come barriere per tenere lontano gli agenti, vestiti bruciati. Poche ore dopo, il suicidio. La Dogaia è una bomba a orologeria. Proviamo a capire i motivi con Giulio Riccio della Fp Cgil Polizia Penitenziaria Prato.

Tre detenuti suicidi dal dicembre 2023 e rivolte ormai frequenti. Senza considerare le carenze di organico, di cui più volte abbiamo scritto anche su questo giornale. La Dogaia, come molte altre carceri italiane, ormai è una polveriera.

"Prato ha due intoppi grossi. Non ha un direttore titolare e un comandante titolare. Due mesi fa è stato assegnato un comandante, che non è voluto arrivare. Il sistema, per forza, diventa instabile. La Dogaia soffre un senso di abbandono generale dai vertici dell’amministrazione. Ma i problemi sono anche altri. Questo di fatto è rimasto l’unico istituto ricettivo della Toscana".

Si spieghi meglio.

"Abbiamo segnalato pochi giorni fa al provveditorato che erano arrivati tanti detenuti da Sollicciano. La Dogaia prende detenuti da tutta la Toscana. Eppure, Sollicciano ha il doppio degli agenti, il doppio degli ispettori, un doppio comandante e ha meno detenuti di Prato".

Torniamo quindi al nodo degli organici, piaga annosa e pare senza soluzione...

"Le faccio un esempio: a una manciata di chilometri da Prato, abbiamo Pistoia con un organico al 100% su tutti i ruoli. E non ricevono un detenuto neanche a pagarlo".

Dove sono le carenze maggiori?

"Agenti, sovrintendenti e ispettori: per ogni ruolo ci sono carenze. Per quanta riguarda gli agenti la carenza è del 15%. Arriva all’85% sia per i sovrintendenti e che per gli ispettori".

Nelle prigioni dovrebbero essere garantiti standard di civiltà che anche anche l’Europa ci chiede. E che il sovraffollamento per forza di cosa ostacola...

"Sul sovraffollamento il discorso è ampio. Prato, ad esempio, ha un reparto media sicurezza, uno di collaboratori di giustizia prima fascia, un reparto di alta sicurezza 3 e un reparto di semilibertà. Quali di questi circuiti è sovraffollato? Gli ultimi dati, di maggio, parlano di una sovraffollamento del reparto media sicurezza del 130%. Ossia: alla Dogaia c’è il 30% in più di denuti rispetto ai posti che sarebbero previsti per quel reparto. Senza considerare l’altro grosso problema. Ossia che arrivano anche tanti detenuti con problemi psichiatrici. Sono persone malate, che vanno curate e che, inserite in contesti già complicati, finiscono per diventare ingestibili, con un superlavoro per gli agenti. Con le chiusure degli Opg queste persone sono state dirottate nelle circondariali, che non sono attrezzate a gestirle. In teoria dovevano essere destinati alle Rems, strutture per detenuti con malattie psichiatriche. E invece...".

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Maristella Carbonin