Dieci anni di eventi. Fantauzzi: "Il festival è un rito collettivo. Ora nuove strategie"

Il presidente di Fonderia traccia un bilancio della manifestazione "Tanti artisti e spazi valorizzati, giovani al lavoro, indotto per la città". L’incarico si chiude con questa edizione. Poi un altro bando.

Dieci anni di eventi. Fantauzzi: "Il festival è un rito collettivo. Ora nuove strategie"

Il presidente di Fonderia traccia un bilancio della manifestazione "Tanti artisti e spazi valorizzati, giovani al lavoro, indotto per la città". L’incarico si chiude con questa edizione. Poi un altro bando.

Il 27 agosto si compiono i primi dieci anni del Festival Settembre Prato è Spettacolo, giunto alla nona edizione (la limited edition del 2020 non è conteggiata). La manifestazione che il Comune di Prato ha deciso di inaugurare nel 2015 e che abbiamo avuto il privilegio di dirigere sin dall’inizio con lo staff di Fonderia Cultart, si è ormai inserita nel panorama dell’offerta musicale toscana e non solo. Non sta a me trarre il bilancio di come la volontà del Comune di dotare Prato di un importante festival dedicato alla musica e allo spettacolo sia riuscito o meno a raggiungere gli scopi prefissati. Certamente abbiamo fatto del nostro meglio, con passione e competenza, con l’impegno delle decine di collaboratori – prevalentemente under 35 provenienti dal corso di laurea in organizzazione di eventi di cui il Polo Universitario pratese è fiore all’occhiello della formazione di settore.

Un festival che volutamente non ha mai fatto discriminazione di generi musicali, convinti che la musica sia un linguaggio trasversale e che debba andare incontro a interessi, gusti e passioni differenti. Hanno calcato il palco di Piazza Duomo artisti che hanno segnato la storia della musica italiana (Gianna Nannini, Caparezza, Negrita, Antonello Venditti, Samuele Bersani, Subsonica, Elio e le storie tese solo per citarne alcuni), altri che sono riusciti a catturare il seguito del pubblico più giovane (Gazzelle, The Kolors, Rkomi, Willie Peyote, Carl Brave e altri), altri ancora che hanno reso il festival pari ad importanti manifestazioni internazionali (Mike Patton, Interpol, Editors, Air, The Flaming Lips e altri). La città è diventata un palcoscenico diffuso di iniziative molteplici, coinvolgendo spazi che meritano di essere abitati dallo spettacolo, dagli artisti e dal pubblico: Officina Giovani, Palazzo Pretorio, Centro Pecci, Giardino Buonamici, Chiostro di San Domenico e Villa Guicciardini sono solo alcuni dei luoghi coinvolti. Per non parlare della rete di soggetti che hanno contribuito alla gestione delle iniziative, associazioni di categoria, di volontariato, culturali e sociali, vero polmone capace di far sedimentare nella comunità il rito di un festival che letteralmente ne invade gli spazi per alcuni giorni l’anno. E poi l’indotto economico che una manifestazione di tale portata attrae: numerosi studi dimostrano che per ogni euro investito in eventi, il ricavo dell’indotto viene almeno raddoppiato. A far due conti in dieci anni sono stati attratti in città oltre 15 milioni di euro di risorse per servizi del commercio, dell’ospitalità, dei trasporti, della ristorazione e dei servizi culturali.

Adesso l’auspicio è che il Comune di Prato possa interpretare i risultati raggiunti e individuare le nuove strategie per il futuro del Festival, quali possano essere i suoi spazi, le sue ambizioni, la sua capacità di attrarre pubblico e risorse e di coinvolgere la comunità cittadina in un grande rito collettivo.

Francesco Fantauzzi

Presidente Fonderia Cultart