Dieci milioni di danni. Strade, parchi, caditoie tanti i segni della piena: "Lavoro senza sosta"

Il Comune traccia un bilancio delle ultime quattro settimane. Priorità alla messa in sicurezza degli argini di Bisenzio, Bardena. e Bagnolo. La fase due dell’emergenza: ripensare i fossi tombati.

Un mese esatto dalla tremenda notte tra il 2 e il 3 novembre quando Prato e la provincia sono state sommerse da una gigantesca ondata di piena. Strade, case, aziende: tutto è stato inghiottito da un fiume di acqua e detriti. Quattro le persone (due quelle su cui la Procura indaga) che hanno perso la vita nelle ore difficili dell’alluvione. Un milione di lavori già terminati di somma urgenza per rendere gli argini più sicuri, oltre mezzo miliardo il danno subito da cittadini e imprese di Prato. Soltanto per i lavori pubblici, dopo la devastazione lasciata dall’acqua, serviranno almeno 10 milioni di euro: strade, fognature, immobili pubblici, giardini da sistemare. A questi vanno aggiunti otto milioni per l’ospedale rimasto seriamente danneggiato.

Queste ultime ore il vicesindaco e assessore alla protezione civile, Simone Faggi, le ha trascorse nella sede della protezione civile, l’allerta arancione emessa ieri dalla Regione adesso fa più paura. Ogni decisione viene soppesata, in ballo c’è la sicurezza. "Il coordinamento della Protezione civile non è mai stato chiuso dal 2 novembre – spiega Faggi –. Ogni allerta ci sono decisioni da prendere come chiudere le scuole e le attività, e non possiamo farlo a cuor leggero. Un fatto come quello che è accaduto lascia dei segni importanti. E non è facile decidere".

Un mese dal 2 novembre: cosa è stato fatto? "Il 4 di novembre i camion di Alia hanno iniziato a portare via i primi rifiuti alluvionati. Che non mi piace chiamare rifiuti perché si tratta della vita delle persone rimaste colpite dall’alluvione. È stato importante avere un’azienda così strutturata che in queste quattro settimane è riuscita a mettere in campo un lavoro straordinario occupandosi del recupero degli ingombranti, dei rifiuti misti a fango e degli scarti tessili alluvionati". Un mese in cui sono stati portati avanti lavori di manutenzione straordinaria e rinforzo degli argini del Bisenzio, del torrente Bardena e del Bagnolo. "Fin da subito da parte del Genio Civile c’è stato un importante lavoro di ricostruzione degli argini che però non è ancora sufficiente per rendere territorio a riparo da altre situazioni complicate – spiega Faggi –. Sono lavori che hanno bisogno di tempo per verificare la tenuta. Prosegue quotidianamente l’impegno di Publiacqua per la pulizia delle caditoie e delle fognature otturate dal fango, serviranno ancora settimane prima di terminare mentre siamo in attesa del protocollo fra Regione e Arpat per smaltire le terre portate dalla piena che sono state stoccate nell’area del palazzetto di Maliseti".

Come si guarda al futuro? "La fase due dell’emergenza prevede un grande lavoro di analisi e verifica della tenuta del territorio ad eventi del genere – chiude il vicesindaco – Dobbiamo capire dove e come agire, ad esempio sui fossi trombati: ci saranno opere da modificare in termini strutturali, dovremo trovare un punto di equilibrio". Si pensa anche a creare ulteriori casse di laminazione per convogliare l’acqua piovana, "opera non semplice perché lungo il Bisenzio non ci sono così tanti spazi di manovra", chiude Faggi. C’è da ritrovare l’equilibrio rotto dalla piena.

Silvia Bini