
Il dirigente Pollini: "Ci sono gli strumenti, studenti dite se avete problemi"
Il bullismo è un atto aggressivo condotto da un individuo o da un gruppo ripetutamente nel tempo contro una vittima che non riesce a difendersi. Il cyberbullismo è anch’esso una azione aggressiva intenzionale, agita da un individuo o da un gruppo di individui utilizzando, però, mezzi elettronici. Questi sono fenomeni a livello globale, dove circa il 20% degli adolescenti è stata vittima più di una volta al mese". É quanto scritto nel primo capitolo del protocollo di intesa attivo nella provincia di Prato firmato da Prefettura, Comuni, Asl, Questura, carabinieri, Ufficio scolastico e scuole.
Un documento innovativo attivo in città, nato proprio con l’intento di andare a creare una rete di aiuto per gli studenti che mostrano fragilità e particolari problematiche legate a problemi personali, familiari, basso rendimento scolastico: elementi che possono esporre i giovani, soprattutto nell’età dell’adolescenza, ad essere vittime di bullismo. Un fenomeno ben presente, che colpisce ragazzi e ragazze di ogni età. Lo sanno bene i dirigenti scolastici delle scuole superiori alle prese con comunità di ragazzi da 14 a 19 anni. Un universo da decifrare e gestire giorno dopo giorno.
"A Prato esiste un protocollo innovativo nato proprio con lo scopo di andare ad aiutare studenti e famiglie - spiega Stefano Pollini, dirigente dal 2012 e da qualche anno preside al Gramsci-Keynes, una delle scuole più numerose della città all’interno del polo scolastico di via Reggiana che raccoglie oltre 5000 studenti delle superiori.
Pollini nella sua carriera si è trovato più volte a dover fronteggiare situazioni di disagio, è successo che studenti abbiano bussato alla porta del suo ufficio per chiedere aiuto e che docenti abbiano chiesto l’intervento della scuola per evitare situazioni di marginalità e riportare la tranquillità dove non c’era più da tempo. "È capitato che studenti siano venuti a chiedere aiuto, ma non è così scontato. Per questo nelle scuole sono attivi gli sportelli di aiuto con psicologi che sono a disposizione degli alunni e ai quali possono rivolgersi nel più totale anonimato. Ci sono stati casi in cui docenti mi hanno sottoposto situazioni delicate e casi in cui si è resa necessaria l’attivazione del protocollo che abbiamo e questo è un vanto per la nostra realtà - spiega il preside -. Si tratta di una rete di aiuto che va dall’assistenza sociale, al neuropsicologo, all’assistenza allo studio e a forme di aiuto anche con la collaborazione delle forze dell’ordine. L’eccezionalità di questa iniziativa è il fatto che mette in rete tutta una serie di istituzioni che possono davvero andare ad aiutare dove c’è necessità".
L’età adolescenziale è delicata, è una fase della crescita che ha necessità di reti e supporto e la scuola è una di queste. Le dinamiche scolastiche, a detta di chi la scuola la frequenta ogni giorno da anni, più o meno sono rimaste le stesse, ma oggi ad aggravare la situazione c’è l’uso dei telefonini: strumenti potenti capaci in un attimo di proiettare chiunque ovunque spesso per strappare un sorriso. Ma quando si tratta di offese o di prese in giro i sorrisi lasciano spazio alle lacrime. È qui che si deve intervenire.
Silvia Bini