Prato, 30 ottobre 2024 – Matteo Biffoni, ha letto la relazione del procuratore capo sullo stato della criminalità a Prato e provincia?
“Ho letto, eccome. Allarme puntuale, circostanziato ma purtroppo non nuovo. Che ci sia un problema specifico di criminalità sul territorio è un pezzo che lo diciamo. Cito: “Ci sono 4mila aziende in regime di illegalità a Prato e lo Stato deve impedire che continuino ad operare in modo che siano rispettati i diritti umani, le leggi italiane, che siano salvate vite umane e protetta l’economia legale della zona“. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, che al Viminale ha presieduto il Tavolo nazionale per Prato, cui hanno partecipato tra gli altri il governatore della Toscana, Enrico Rossi, il presidente della Provincia ed il sindaco di Prato. Il ministro dell’Interno ha annunciato un rafforzamento della presenza dello Stato e, se sarà ritenuto necessario, anche un intervento normativo specifico per l’area”. Era dicembre 2013, io ero parlamentare e il sindaco era Cenni. Nel frattempo non abbiamo ancora avuto un processo con una sentenza che certifichi la presenza di un sistema mafioso sul territorio, il processo China Truck è sostanzialmente fermo, non abbiamo mai avuto numeri precisi sul fenomeno. Allora ci vuole una presa di coscienza del sistema, partendo dal fatto che mafia o no, c’è un problema da affrontare. Mi auguro che la autorevolezza e la riconosciuta competenza del Procuratore Tescaroli trovino finalmente ascolto a Roma perché da soli non ci si può fare.
Ritiene che sia stato fatto tutto finora per far emergere la pericolosità criminale come è stata definita da Tescaroli?
“Comune, Regione, forze dell’ordine e Prefettura del nostro territorio e Procura della Repubblica del Tribunale di Prato hanno fatto il possibile, con le forze a disposizione e le competenze assegnate. Lo Stato no, onestamente. Ministri di centrodestra e di centrosinistra ci hanno promesso 200 finanzieri in più: mai visti. Tutti i Governi ci hanno promesso più ispettori del lavoro; arrivate poche unità. Siamo arrivati a minacciare il Ministero della Giustizia per avere un adeguamento del Tribunale alle esigenze della città e non abbiamo neppure i cancellieri per tenere aperto il giudice di Pace. Mi pare ci sia poco da aggiungere”.
Il progetto Lavoro sicuro dopo la tragedia di Teresa moda va avanti. Ci vorrebbero più ispettori come la sindaca Bugetti ha chiesto.
“Sacrosanto. Lo chiediamo da anni. Da anni. Anche dopo la tragedia di Luana D’Orazio doveva arrivare un battaglione di ispettori, promesso dall’allora Ministro. Speriamo sia la volta buona. Nel frattempo Regione e Comune continuano a farsi carico del progetto Lavoro Sicuro, che non sarà la panacea di tutti i mali ma ha portato a importanti certificati risultati”.
Il direttore di Ctn Marcello Gozzi ha detto che molti controlli al distretto parallelo illegale non sono stati fatti perché si temeva di far passare Prato come città razzista accusando di fatto Pd e amministrazione comunale.
“Stimo troppo Gozzi per pensare che volesse dire una cosa così. Facciamo a capirci: un certo mondo mi accusava di essere razzista perchè controllavo solo i cinesi, se ora si dice che non abbiamo fatto i controlli perchè avevo paura di passare da razzista allora mi lasci dire che se fosse così mi sentirei proprio un bischero. Detto questo, ci sono i numeri: dal 2 settembre 2014 al 31 ottobre 2023, non abbiamo ancora i dati definitivi del 2024 ma i controlli continuano, sono state ispezionate 18.810 imprese nell’area della Asl Toscana Centro, di cui 11.077 a Prato con 25.867.000 euro di sanzioni riscosse: gli impianti elettrici non conformi a Prato sono praticamente stati azzerati, dal 27% all’1%, mentre i dormitori sono un terzo rispetto a prima, dal 18% al 6,6%. Questo è quello che poteva fare il Comune con la Regione, e lo ha fatto”.
Come tutelare il tessuto sano, la stragrande maggioranza, del distretto?
“Dopo alcuni passaggi drammatici per il nostro distretto io sono andato in note trasmissioni tv nazionali, spesso in ambienti ostili, a sostenere che bisognava essere chiari nel separare la parte sana del nostro tessuto produttivo, la stragrande maggioranza per fortuna, dai delinquenti. Questo è il compito della politica, perchè comprendendo bene le regole della comunicazione, non possiamo che essere noi a fare scudo al distretto. E nella politica ci metto non solo l’Amministrazione e i partiti, ma anche associazioni di categoria, sindacati, ordini professionali. Dirlo e ridirlo, innanzitutto. E continuare a praticare il lavoro di questi anni sulla immagine della città, con i tanti riconoscimenti ricevuti, le conquiste ottenute sul piano dello sviluppo, sulla conoscenza del distretto, sullo sforzo di trovare soluzioni ai problemi praticando la condivisione. Senza negare i problemi. che pur ci sono, ma senza rassegnarsi a una lettura distorta di quello che siamo, di quello che sono le nostre aziende”.
Perché non si è capito finora che esiste un caso Prato per la continua emergenza in ambito sociale, economico, scolastico, criminale?
“Mi hanno chiesto, quando ho smesso di fare il Sindaco, quale fosse il rimpianto che avevo: a tutti ho sempre risposto che è quello di non essere riuscito a spiegare a Roma la peculiarità di una città meravigliosamente incasinata, complessa e coinvolgente come la nostra. Eppure ci ho provato in tutti i modi possibili. Ne ho parlato con chiunque mi passasse a tiro. Ci hanno chiamato ovunque a raccontare la nostra esperienza, ma sembra che a Roma questa voce diventi troppo fioca e onestamente io non saprei spiegare nè spiegarmi il perché.…
Come poter incidere sul distretto illegale?
“Sul fatto che deve essere una battaglia cittadina, non ci piove. Se il distretto va in tilt, salta la città, non il Pd o FdI. Lo ridico: io ho avuto a che fare con governi di centrosinistra, centrodestra, “misti”, tecnici e tranne una parentesi di quando avevamo al Sottosegretariato della Presidenza del Consiglio qualcuno che ci ascoltava, non mi pare si sia riusciti a risolvere i problemi strutturali della presenza dello Stato in città. E’ tutto sottodimensionato; Questura, Comando dell’Arma e della GdF, ispettorato del Lavoro, perfino il comando dei VVFF andrebbe potenziato. La situazione in carcere è incadescente. Non credo ci sia bisogno di riportare l’attenzione sul Tribunale; io non so più come dirlo. Pur di dare una risposta anche parziale a un certo punto avevamo chiesto e ottenuto dal Csm la dichiarazione di sede disagiata: le parole del Procuratore Tescaroli sono una potente, ennesima richiesta di aiuto che più autorevole non si può.
E accanto alla repressione e ai controlli, ci vorrebbero il potenziamento degli strumenti per far uscire dal sommerso chi vuole uscirci per mettersi in regola, la formazione degli imprenditori e dei dipendenti, le risorse per tutelare chi denuncia e il rafforzamento del nostro sportello anti sfruttamento, un grande lavoro collettivo di tutela e valorizzazione dell’eccellenza territoriale, il passaggio di una serie di competenze all’Ufficio Immigrazione del Comune, l’irrobustimento della capacità di intervento di mediazione nelle scuole”.