PRATO
Il distretto pratese ha una partita aperta con l’Europa per quanto riguarda le norme ambientali, che rimangono sospese come una spada di Damocle sul destino della filiera pratese d’altra parte pronta a fare la sua parte per gli obiettivi del Green Deal. Di questo e di altri temi ha parlato Daniele Matteini, presidente di Confindustria Toscana Nord durante il corso dell’assemblea che si è tenuta ieri nell’auditorium della Camera di Commercio. "Quale politica europea per le imprese" è stato l’argomento generale, declinato in un passaggio articolato in chiave pratese. "In questo momento Prato soffre di più, scontando il rallentamento generale del settore moda a livello mondiale – ha detto Matteini a margine dell’assemblea – Sono cicli lunghi che hanno dinamiche proprie. Dobbiamo far sì di non perdere niente della filiera perché la filiera è sacrosanta". Matteini precisa che "sebbene ci siano dei cali importanti ed il momento non sia brillante, non mancano aziende in controtendenza che vanno bene. Per quanto ci riguarda continueremo a chiedere a Governo ed enti preposti tutto quello che è necessario, come la cassa integrazione. Prato sa e saprà reagire anche stavolta".
Per quanto riguarda l’Europa, Matteini punta il dito contro "i requisiti ambientali troppo stringenti e indiscriminati per prodotti e sostanze che possono essere incompatibili con il riciclo e rendere impercorribile il recupero di materia, come il regolamento Reach sulle sostanze chimiche che, invece, dovrebbe tenere conto dell’eventuale presenza di materiali riciclati nel prodotto immesso in commercio". Come pure, il presidente di Ctn ha fatto sapere "che stiamo facendo attività di lobby a livello italiano perché per esempio le prime bozze relative all’End of waste presentano delle criticità. Noi abbiamo bisogno di un testo che sia gestibile per poter lavorare". Un tasto dolente per Prato perché i primi abbozzi di normativa europea di End of waste relativo al tessile "non tengono conto della virtuosa tradizione di riciclo del distretto pratese nella sua articolazione che investe un’intera filiera". E aggiunge che criticità ci sono "anche per l’introduzione nella moda di sistemi di responsabilità estesa dei produttori (EPR): sistemi che rischiano di tagliare fuori la filiera tessile dalla loro gestione". Matteini sostiene anche che "lo sviluppo della direttiva Eco-design richiederebbe per un settore come la moda le flessibilità necessarie in funzione delle diverse tecnologie di recupero".
C’è poi un punto che ritorna di frequente nelle riflessioni di Confindustria Toscana Nord relativamente alla gestione dei rifiuti nella direzione dell’economia circolare. Al riguardo Matteini ricorda che "l’Unione Europea fornisce indicazioni corrette per la gestione dei rifiuti nella direzione dell’economia circolare: recupero di materia in primo luogo e se questa non è possibile recupero di energia". Il cruccio di Ctn, ribadito dal presidente è che "qui da noi, in Toscana, questo percorso non viene accettato e di recupero di energia non si parla. E’ un errore grave, da noi più volte denunciato".
Matteini ha toccato un altro argomento, oltre a quello della sostenibilità che sta particolarmente a cuore al distretto pratese ed è quello dell’energia. "Su questo versante l’Italia è bisognosa di supporto dato il gap di costi con altri paesi, anche europei: un gap che cresce anziché diminuire. Per anni abbiamo calcolato che l’extracosto dell’energia elettrica per le aziende italiane rispetto ai concorrenti europei fosse intorno al 30% – chiosa – L’Unione Europea può giocare un ruolo determinante per un mercato unico e integrato del gas".
Ospite d’onore dell’Assembela è stato il presidente di Confindustria Emanuele Orsini, intervistato dalla notista politica del Sole 24 Ore Lina Palmerini, che ha parlato di un progetto che potrebbe avere una declinazione per il tessile, partendo dalla formazione di lavoratori all’estero e collegato ad un piano casa per agevolare i loro spostamenti in l’Italia. Un progetto sul quale anche nell’associazione pratese si sta iniziando a confrontarsi per verificare se ci siano le condizioni per un’eventuale applicazione nel tessile, alle prese con la mancanza di manodopera specializzata che assicuri il ricambio generazionale.
Sara Bessi