ANNA BELTRAME
Cronaca

Piaga distretto illegale, scontro Confartigianato-Parenzo: “Torneremo. Bisogna parlarne ancora”

Il giornalista: “Conosco Prato e le sue eccellenze, ma accendere i riflettori su situazioni inaccettabili non significa mettere alla berlina una città. Se poi gli amici di Confartigianato vorranno intervenire, ben volentieri”

Il giornalista David Parenzo, conduttore de L’aria che tira su La7

Il giornalista David Parenzo, conduttore de L’aria che tira su La7

Prato, 22 febbraio 2025 – “Torneremo a Prato, con le nostre telecamere. Se poi gli amici di Confartigianato vorranno intervenire, ben volentieri. Tenere accesi i riflettori su un problema, non significa mettere alla berlina una città. Prato la conosco, ci sono stato più volte. So bene che nel distretto tessile ci sono aziende di eccellenza, ma a Prato ci sono anche situazioni pesanti e inaccettabili, da anni. E di questo bisogna continuare a parlare”.

David Parenzo risponde così alla lettera aperta di Confartigianato, che con toni molto duri ha attaccato il giornalista, dopo la puntata de L’aria che tira di mercoledì su La7. La trasmissione ha dedicato un ampio spazio alla battaglia dei lavoratori del maglificio CXL di via Paronese, a gestione cinese, in sciopero da giorni per difendere i propri diritti: gli inviati de La7 hanno raccolto le testimonianze degli operai pakistani sfruttati, dei sindacalisti dei Sudd Cobas che sostengono la loro lotta. “C’è profonda indignazione per il modo in cui è stato trattato il tema – ha scritto Confartigianato –. Ancora una volta, un focus su una piaga certamente esistente è stato strumentalizzato per confezionare una narrazione sensazionalistica e fuorviante, che getta discredito su un intero comparto industriale”.

Non è certo la prima volta che una trasmissione televisiva si occupa del distretto parallelo illegale e non è la prima volta che da Prato si alzano voci di protesta. “Una lettura superficiale e a tesi preconfezionata che ignora volutamente la complessità e la ricchezza di un distretto che è fiore all’occhiello del Made in Italy”, secondo Confartigianato. Parenzo: “Non c’è stata nessuna volontà di mettere Prato in cattiva luce, ma solo di parlare nel merito di un problema, che è attenzionato da anni dagli ispettori del lavoro, dalle forze dell’ordine, dalla magistratura. Non abbiamo intenzione di fermarci”. Un problema enorme, da anni.

A Prato sono venuto più volte, anche un anno fa con un mio spettacolo al Garibaldi – ricorda il giornalista –. Un’altra volta ho visto il Capodanno cinese, che può essere un’occasione di integrazione da sfruttare meglio. Conosco Prato anche attraverso i libri di Edoardo Nesi. Una città che si è profondamente trasformata in poco tempo, che cerca una vocazione nuova, una città viva e complessa, dove però ci sono aree fuori controllo, in cui negli ultimi anni le attività illegali hanno fatto un salto di qualità. Capisco che ci possa essere un nervo scoperto, a Prato. Ma noi abbiamo fatto giornalismo, abbiamo fatto parlare gli operai, con le nostre telecamere abbiamo dato voce alla loro lotta”. Dello sfruttamento della manodopera in troppe ditte cinesi le cronache locali parlano da anni, in modo quasi quotidiano. Ci sono i blitz, le inchieste, i processi che magari non vanno a buon fine, anche per i problemi del nostro tribunale. La protesta al maglificio CXL è solo l’ultima di una lunga serie.

Durante la trasmissione, Luca Toscano del Sudd Cobas ha detto: “I controlli ci sono, arrivano le sanzioni. Chi sfrutta paga e poi fa tutto come prima”. Così in una prossima puntata de L’aria che tira, si parlerà proprio di questo. “Quante multe sono state pagate? Da chi? Cosa è successo dopo? E’ un tema cruciale”, anticipa Parenzo. “Sono convinto che accendere i riflettori su queste inaccettabili situazioni e farlo in modo corretto, come noi abbiamo fatto, possa essere utile per la città”, conclude.

Durante la trasmissione uno degli operai pakistani del presidio di via Paronese ha detto: “Lavoro 12 ore al giorno, sette giorni su sette.. Dieci minuti per mangiare. Mi pagano 400 euro con bonifico, altri soldi in nero”. Sarah Caudiero del Sudd Cobas ha aggiunto: “Hanno contratti di lavoro di pochi giorni, che vengono rinnovati per mesi. Se protesti, sei fuori”. Il collega Luca Toscano: “A Prato è come se ci fosse una zona economica speciale, in cui è possibile non rispettare le leggi”. L’inviato de La7 ha provato a parlare con i titolari della ditta cinese: una dipendente gli ha aperto la porta senza farlo entrare. “Non posso dare nessuna risposta, parlano solo gli avvocati”. Era italiana.