Prato, 27 settembre 2024 – Aveva appena fatto il tampone ma non aveva aspettato il risultato ed era corsa al lavoro, a scuola. Peccato che dopo poco le sia arrivato sul cellulare l’sms con il quale la donna veniva avvisata di essere positiva al Covid. Una leggerezza che è costata cara a una insegnante dell’istituto alberghiero Datini che ieri è comparsa a processo, sul banco degli imputati, per non aver rispettato, in piena pandemia, la normativa prevista in tema di sicurezza e prevenzione dei contagi.
Il caso risale all’autunno del 2020 quando le normative sulla gestione della pandemia erano molto stringenti a causa la forte diffusione del virus. La donna, che non si era sottoposta alla vaccinazione antiCovid, faceva i controlli periodi con il tampone per poter recarsi al lavoro. Quella mattina eseguì come sempre il test ma poi si recò immediatamente a scuola per entrare in classe. Mentre stava facendo lezione, fra l’altro, si tolse la mascherina che, all’epoca, era obbligatorio indossare nei luoghi chiusi. Il messaggio con il risultato del tampone arrivò mentre faceva lezione ai ragazzi. Dal referto scoprì che era positiva al Covid e si fece scappare l’informazione di fronte ai giovani studenti che, chiaramente, si allarmarono.
L’insegnante si recò così dal preside, che all’epoca era Daniele Santagati, spiegando la situazione. “La mandai subito a casa, non avrei potuto fare altrimenti – ha detto ieri Santagati, sentito come testimone in aula – e feci la segnalazione sia all’ufficio scolastico di riferimento che alla procura. D’altronde la normativa era chiara: in casi del genere si doveva fare le informative. Non potevo farne a meno”. Santagati ha raccontato, inoltre, che ci fu un po’ bel caos a scuola dovuto non solo al fatto della positività della professoressa ma anche al fatto che i ragazzi avevano raccontato che la prof aveva tenuto la lezione senza indossare la mascherina e senza conoscere l’esito del tampone.
La testimonianza di Santagati è stata piena “di non ricordo” ma ha riferito con certezza di aver inviato lui la segnalazione in procura, secondo “le disposizioni di legge” di quel delicato periodo. La procura ha poi chiesto il rinvio a giudizio per la donna che ieri, assistita dall’avvocato Capristo, è comparsa sul banco degli imputati. La normativa dell’epoca imponeva agli insegnanti (e a tutti i lavoratori), di essere in possesso del green pass per poter andare al lavoro. Green pass che si poteva ottenere facendo la vaccinazione, o dimostrando di essere guariti dal Covid nei sei mesi prima o con un tampone negativo fatto nei tre giorni precedenti. Cosa di cui l’insegnante non era in possesso quella mattina quando è entrata in classe senza mascherina.
Laura Natoli