Siamo punto e a capo. Non c’è più margine di miglioramento all'interno della casa circondariale di Prato. Nella giornata di ieri si è verificato l’ennesimo evento critico. Nel 2024, lo ricordiamo, sono stati oltre 80 e cinque i suicidi. Anche questa volta ad avere la peggio sono stati gli agenti della polizia penitenziaria che solo grazie ai nuovi dispositivi di protezione individuale, non sono stati costretti a fare ricorso alle cure del pronto soccorso.
"Due soggetti di origine magrebina ristretti nella sezione ex Polo universitario, diventata oggi un parcheggio per soggetti particolari, hanno iniziato a creare disordini e a mettere a repentaglio la sicurezza dell'istituto creando un principio di incendio nelle proprie celle - scrive il sindacato di polizia -. L’intervento del personale del reparto di polizia penitenziaria con l’ausilio del reparto traduzioni e piantonamenti ha evitato il peggio".
I soggetti si sono armati di spranghe di ferro ricavate dalle finestre divelte, lame rudimentali, bombolette di gas incendiate e una volta aperte le celle per portarli in salvo, si sono scagliati contro gli operatori aggredendoli. Solo grazie alla professionalità degli agenti ha evitato che si potesse far male qualcuno. Già dalla mattina i soggetti si erano resi protagonisti di danneggiamenti alla struttura soprattutto all’impianto idrico tanto da costringere l’area sanitaria a sgomberare una parte dei loro uffici in quanto l’acqua era filtrata al piano sottostante.
"Non sappiamo davvero più cosa dire, sia ai colleghi che continuano a lavorare in queste assurde condizioni, sia a chi ci chiede di intervenire affinché vengano tutelati tutti gli operatori in servizio", affermano le organizzazioni sindacali del comparto (Sappe, Sinappe, Osapp, Uil Pa Polizia Penitenziaria, Uspp, Fp Cgil). "Cerchiamo quotidianamente di fare emergere quanto sta avvenendo nella casa circondariale di Prato, dove ormai i detenuti superano quota 630, di cui molti arrivati da fuori per disordini creati altrove. Gli agenti? Ovviamente pochi e lavorano sempre nonostante gli sforzi messi in campo, sotto il livello minimo di sicurezza per poter gestire tale portata di detenuti. Un sistema ormai al collasso senza freni, dove a farne le spese sono sempre gli operatori in prima linea. La carenza delle linee guida fondamentali come un comandante titolare e un direttore assegnato stanno facendo sì che questa situazione diventi inarrestabile".