La parrocchia dell’Annunciazione alla Castellina è in mano a don Vincent Souly, parroco di San Paolo a Canneto. La Diocesi ha trovato questa soluzione momentanea per coprire l’assenza di don Spagnesi e del viceparroco don Paolo Ridolfi, entrambi indagati per appropriazione indebita delle offerte dei fedeli.
Intanto ieri il vescovo Giovanni Nerbini ha annunciato che domenica sarà lui stesso a officiare la messa delle 11,15 per portare "conforto" alla comunità scossa dalla bufera che si è abbattuta sul suo parroco. Una notizia che è subito rimbalzata sulle chat dei parrocchiani e del catechismo, che dal giorno dell’arresto ribollono di commenti. La gente fa domande, vuole sapere e vuole risposte. Nerbini ha inoltre deciso di scrivere una lettera indirizzata a tutti i fedeli e ai sacerdoti della diocesi di Prato per parlare della dolorosa vicenda del parroco della Castellina. La richiesta è quella di leggerla durante le celebrazioni che si terranno domenica nelle chiese pratesi. Il vescovo ha voluto mandare un messaggio "in questo momento difficilissimo della vita diocesana" per "capire cosa ci viene chiesto in questa difficile ora". L’invito è alla preghiera in casa e in famiglia. "Abbiamo assoluta necessità di vivere il Vangelo – scrive il vescovo nella lettera – tutto, sempre, ovunque, nelle piccole cose come nelle grandi circostanze". Infine chiede di avere "un cuore pieno di misericordia, di amore e di perdono per tutti", perché "gli errori di qualcuno non possono e non debbono nascondere la verità oggettiva". Nel frattempo i parrocchiani continuano ad avere poca voglia di parlare dell’accaduto. "Mi sembrava una brava persona", "Non me lo sarei mai aspettato", sono i commenti più frequenti delle persone che in questi giorni si sono recate in chiesa per recitare una preghiera. La situazione resta complessa in quanto sia don Francesco che don Paolo sono chiusi in canonica, il primo in stato di arresto. I difensori dei due sacerdoti, Costanza Malerba e Federico Febbo, chiederanno lunedì durante l’interrogatorio di garanzia di poter spostare il luogo dell’arresto ai domiciliari dalla canonica. Sarebbe sicuramente preferibile che il sacerdote si allontanasse dalla città dopo la bufera che lo ha travolto. I legali stanno cercando un posto in cui Spagnesi possa trasferire la residenza e, allo stesso tempo, assicurare al giudice la prosecuzione degli arresti domiciliari. In effetti la presenza del parroco proprio accanto alla chiesa crea non pochi imbarazzi nel quartiere. Residenza che probabilmente il parroco avrebbe dovuto lasciare il primo settembre quando ufficialmente ha iniziato a decorrere l’anno sabbatico presp "per motivi di salute". Il sacerdote è però rimasto in canonica fino a momento delll’arresto.
Laura Natoli