Prato, 12 ottobre 2024 – “La modalità efferata richiama direttamente la logica squadrista tipica dell’intimidazione mafiosa. La sinergia tra mafie locali e straniere appare evidente. Da tempo Libera analizza e denuncia le ambiguità circa la filiera di sfruttamento lavorativo e caporalato, la commistione di componenti mafiose, italiane e straniere, la crescente difficoltà degli organi di controllo a svolgere la loro attività, a causa degli organici inadeguati”. Parole chiare, parole come pietre. Sono le parole del coordinamento regionale di Libera, l’associazione in prima linea nel contrasto alla criminalità organizzata, il cui referente è don Andrea Bigalli, che su quanto è successo a Seano nella notte tra l’8 e il 9 ottobre ha tanto altro da dire.
Don Bigalli, secondo le ricostruzioni gli aggressori sarebbero italiani. Non era mai successo prima, cosa ne pensa?
“E’ un segnale da guardare con grande attenzione. Prato è una delle capitali del riciclaggio, non lo dico certo solo io, e dove c’è il riciclaggio ci sono infiltrazioni mafiose. Che un’azienda cinese possa chiedere un intervento esterno è un fatto nuovo e molto preoccupante”.
Prato è un importantissimo crocevia di flussi migratori, affaristici, economici e criminali: lo scrisse l’ex procuratore Nicolosi nel 2023.
“E’ una situazione molto grave e molto complessa, ci sono intrecci criminali radicati. Sono passati quasi 11 anni dalla tragedia di Teresa Moda: era quello il momento di muoversi per comprendere e chiarire a fondo tante dinamiche sul rapporto tra criminalità locale e comunità straniere. Noi di Libera lo chiediamo da tempo, ma purtroppo in questi anni non mi sembra ci siano stati i necessari passi avanti. E ad andarci di mezzo sono sempre le categorie più deboli”.
Cosa si dovrebbe fare?
“Investire molto nella mediazione culturale, cercare un dialogo con le comunità sfruttate. Abbiamo bisogno di capire e ascoltare, per comprendere su quali livelli le mafie straniere possono prendere il controllo della vita delle persone, cercare di aiutarle. La situazione è critica, non solo a Prato. Su questo il Paese è fermo, i governi di vario colore che si sono succeduti non hanno fatto abbastanza”.
E poi?
“Serve un coinvolgimento dei sindaci a livello regionale. Un tavolo di confronto, per riflettere in modo serio su quello che sta succedendo. C’è un problema di legalità, ma anche di sicurezza. Non è accettabile che esistano contesti, anche a Prato, in cui le persone e le donne in particolare hanno difficoltà a muoversi di casa, soprattutto la sera”.
A Prato c’è anche un problema ormai cronico di inadeguatezza degli organici di magistratura e forze dell’ordine.
“Senza dubbio, ma non si può solo aspettare la magistratura. Tutta la società civile dovrebbe sentirsi coinvolta”.
E magari chiedersi come si fa a pagare tre euro una camicia...
“Dietro quei tre euro ci sono sfruttamento delle persone, leggi non rispettate, tasse non pagate. Vale lo stesso per una salsa di pomodoro. Chi compra sotto un certo prezzo lo deve sapere, lo deve capire, che interessi va a ingrassare”.
Anche se voi vi credete assolti, siete lo stesso coinvolti, cantava De Andrè.
“A Prato sui cinesi sono state fatte scelte suicide. Quanti pratesi hanno preferito vivere di rendita, grazie ai cinesi? Tanti dovrebbero fare mea culpa. Una comunità così grande, così potente, così difficilmente integrabile è un problema enorme. C’è la speranza nelle nuove generazioni, ci sono senz’altro persone integrate, ma sono un’eccezione”.
E ci sono i soldi, che contano più di tutto.
“E a rimetterci sono sempre gli anelli più deboli. Faccio un esempio, che non riguarda il tessile: la droga che sta invadendo le scuole. Non basta mandarci i cani ogni tanto, magari scovare il piccolo spacciatore. E’ un’emergenza grande. Anche per la droga, vanno comprese e combattute le grandi filiere del consumo”.
Quadro molto preoccupante.
“Lo ribadisco: la mediazione culturale è fondamentale, la repressione da sola non serve. L’articolo 41 della nostra Costituzione dice che l’impresa è libera, ma a determinate condizioni. E’ una libertà che deve essere responsabilità. Dovrebbe valere per tutti”.