Prato, 5 novembre 2021 - Ancora provato per la vicenda, don Francesco Spagnesi sta affrontando il lungo percorso di disintossicazione dalla droga. E’ confuso, spossato, sta chiuso in casa e frequenta solo il Sert. Don Spagnesi sta cercando di ricostruire la sua vita dopo lo tsunami che lo ha travolto il 14 settembre quando è stato arrestato con le accuse di spaccio di droga e traffico transazionale. Da quel giorno, però, la situazione si è complicata sempre di più, di pari passo con l’avanzare delle indagini della Procura.
Alle accuse di spaccio si sono aggiunte quella di truffa nei confronti dei fedeli a cui ha spillato soldi per acquistare la cocaina da condividere nelle serate a luci rosse per soli uomini e di appropriazione indebita dei soldi della parrocchia dell’Annunciazione alla Castellina, di cui era sacerdote, e della Misericordia, di cui era correttore. La giustizia ordinaria è quasi arrivata alla fine del suo percorso: le indagini sono state chiuse e i legali di don Spagnesi (Costanza Malerba e Federico Febbo) hanno chiesto il patteggiamento trovando un accordo con il pm Lorenzo Gestri per una pena finale di tre anni e 8 mesi. Accordo che dovrà passare il vaglio del giudice per l’udienza preliminare il 7 dicembre. Ma le grane per l’ex parroco dell’Annunciazione non finiscono qui.
Dopo la decisione del gup, si aprirà un altro processo nei confronti del sacerdote: quello canonico per ridurlo allo stato laicale. Come fanno sapere dalla Diocesi, il vescovo Giovanni Nerbini ha dato mandato di eseguire una "indagine previa", ossia preliminare, per raccogliere informazioni e materiale su tutta la scottante vicenda. Dopo la sentenza penale, l’incartamento verrà inviato alla congregazione della dottrina delle fede, l’organo della Santa Sede competente per le condotte dei sacerdoti contro la fede e la morale, che deciderà se istituire un processo. Se la congregazione dovesse decidere per il processo, a quel punto il vescovo nominerà un giudice, un promotore di giustizia (una specie di pubblico ministero) e un notaio. L’imputato potrà farsi difendere da un avvocato iscritto all’albo dei legali ecclesiastici. Nel procedimento, però, il giudice non emette condanne ma fa una proposta al vescovo che, a sua volta, redige una relazione e propone una soluzione della causa alla congregazione a cui spetta la decisione finale. Il massimo della pena è la riduzione allo stato laicale. Per il momento il vescovo – sempre in accordo con la congregazione – ha imposto le censure, ossia il divieto di celebrare messa e di amministrare i sacramenti. L’iter è lungo e, nel frattempo, don Francesco potrebbe decidere di chiedere lui stesso di lasciare l’abito. Decisione che, al momento, non sarebbe in grado di prendere. Intanto la chiesa dell’Annunciazione sta aspettando che venga nominato il nuovo parroco. Nomina che dovrebbe arrivare con la fine dell’anno liturgico, e la preparazione dell’Avvento (al Natale) tra fine novembre e inizio dicembre.