REDAZIONE PRATO

Don Spagnesi e quei soldi sottratti per la droga. Trentuno fedeli lo denunciano

Dopo la cautela mostrata all’inizio dell’inchiesta, ora sono tanti i parrocchiani che lo accusano. Anche da qui nasce la decisione di patteggiare

Don Francesco Spagnesi

Prato, 3 novembre 2021 - Sono 31 le denunce - fra le accuse di truffa e quelle di appropriazione indebita - che sono arrivate in Procura e sono indicate nell’imputazione per la quale Federico Febbo e Costanza Malerba, i legali di don Francesco Spagnesi, l’ex parroco della Castellina, hanno chiesto alla stessa Procura di patteggiare una condanna a 3 anni e 8 mesi. A carico di don Spagnesi restano in piedi i reati legati alla droga (importazione e cessione di sostanza stupefacente) e quelli di truffa ai danni dei parrocchiani e di appropriazione indebita verso la parrocchia e la Misericordia.

All’inizio i parrocchiani pronti a denunciare erano una manciata, solo 5 o 6. Poi con il passare delle settimane il loro numero è lievitato. Evidentemente dopo lo choc dei primi giorni, le persone che in buona fede avevano effettuato donazioni per accogliere la richiesta di don Spagnesi di aiutare alcune famiglie in difficoltà, hanno preso coraggio e si sono decise a seguire le orme di chi le aveva precedute. Quei soldi in realtà, come ammesso poi dallo stesso sacerdote, servivano per acquistare la droga dopo che la Diocesi gli aveva tolto il potere di firma a cui era legata l’amministrazione dei beni parrocchiali. L’ex parroco è stato invece sollevato dall’accusa di tentate lesioni gravi relative alla sua sieropositività e alla possibilità che avesse potuto infettare qualcuno dei partecipanti ai festini a luci rosse organizzati nella casa in cui l’ex parroco della Castellina conviveva con il compagno Alessio Regina. Entrambi erano finiti agli arresti domiciliari e per tutti e due la revoca della misura cautelare è arrivata in contemporanea. A dare il via libera è stato il pubblico ministero Lorenzo Gestri sia per la richiesta di patteggiamento di don Francesco sia per quella a 3 anni e 2 mesi presentata dall’avvocato Antonio Bertei, legale di Regina. Entrambi gli indagati si trovavano agli arresti domiciliari con le accuse di importazione e cessione di droga alle persone che frequentavano i festini a luci rosse organizzati nella casa della coppia. Il prossimo passaggio di una storia che ha segnato duramente la città ed il quartiere della Castellina, è fissato per il 7 dicembre, quando il gup Leonardo Chesi si dovrà pronunciare sulla congruità o meno della pena su cui accusa e difesa hanno trovato un primo accordo.

Se anche il gup darà il proprio via libera, non si terrà alcun processo pubblico e potranno essere applicate misure alternative (sotto i 4 anni non è prevista la reclusione) per la pena, quale ad esempio l’affidamento terapeutico. Intanto don Spagnesi, dopo la revoca degli arresti domiciliari, ha lasciato il luogo protetto in cui viveva e si è trasferito in una casa di famiglia, mentre porta avanti il percorso di disintossicazione.