Don Francesco Spagnesi, agli arresti domiciliari con l’accusa di traffico internazionale di droga, spaccio, appropriazione indebita dei soldi dei fedeli, truffa e tentate lesioni gravissime, ha iniziato ieri il percorso di recupero dalla tossicodipendenza accompagnato dagli operatori del Serd e da un’assistente sociale. Un passo che il sacerdote ha manifestato la volontà di compiere per uscire dal tunnel fatto di dipendenza dalle sostenza stupefacenti e festini a luci rosse consumati in un appartamento di Figline. Don Spagnesi, sacerdote della parrocchia dell’Annunciazione alla Castellina fino a poche settimane fa, ha inoltre manifestato la volontà di risarcire i fedeli per quanto sottratto alla parrocchia (si parla di ammanchi di circa 150.000 euro nel corso degli anni), arrivando ad annunciare la vendita di una abitazione di famiglia nella zona del pistoiese.
Intanto, con l’obiettivo di fare chiarezza sullo stato patrimoniale della parrocchia, adesso affidata a don Daniele Scaccini in qualità di amministratore, la diocesi ha prodotto documenti sul resoconto e sul patrimonio della parrocchia stessa. Documenti che vanno a integrare quanto già sequestrato dagli investigatori e consegnato in Procura. Un gesto con il quale il vescovo Giovanni Nerbini intende ribadire una linea di massima collaborazione con chi sta conducendo le indagini, in modo da fornire un aiuto concreto per comporre con maggiore precisione il quadro economico in cui versa la parrocchia della Castellina. Lo stesso vescovo non ha ancora individuato il nome di chi potrà prendere stabilmente la guida della parrocchia, dove attualmente il servizio liturgico è affidato a don Vincent Souly, parroco di San Paolo a Carteano. Sarà lui a celebrare le messe feriali e festive, mentre il diacono Leonardo Bruni prosegue il proprio impegno in parrocchia. Intanto la Procura ha notificato a don Spagnesi la richiesta di consenso al prelievo ematico: un test che servirà a verificare il livello di contagiosità del sacerdote che risulta sieropositivo da diversi anni. Al religioso la Procura contesta infatti anche il reato di tentate lesioni gravissime in relazione alla sua sieropositività.
Secondo le ricostruzioni degli investigatori, il sacerdote avrebbe acquistato cocaina con le offerte consegnate dai parrocchiani per aiutare le famiglie in difficoltà a causa del Covid. Ad aprile la curia aveva inibito a don Spagnesi l’accesso al conto della parrocchia, insospettita dalle ingenti spese. Ed è sulla modalità usata per racimolare denaro che gli investigatori stanno valutando la sussistenza del reato di truffa, partendo dai presunti illeciti che il parroco avrebbe commesso chiedendo denaro ai fedeli dopo l’interdizione del vescovo ad usare i conti della parrocchia, inviando messaggi privati per chiedere aiuti economici da destinare a famiglie bisognose cadute in povertà durante il Covid. Invece i soldi servivano ad altro.
Sa.Be.