La casa-mulino di Donatello individuata a Figline di Prato, dopo due anni di indagini e di saggi sul posto dall’archivista Silvia Sinibaldi – funzionario responsabile del settore catasti all’Archivio di Stato di Firenze – si trova in via di Cantagallo ai civici 232-234-236, salendo verso Cerreto rimane sulla destra, vicino al circolo 29 Martiri e al museo della Deportazione.
Si tratta di un edifico nel centro del borgo collinare ai piedi del Monteferrato che ha una lunga storia non soltanto perché il suo nucleo architettonico risale al Medioevo e fu acquistato dal grande artista, autore del Pulpito sul fianco del duomo di Prato, ma perché nel corso dei secoli e anche in tempi recenti ha cambiato più volte la sua destinazione. Da mulino a casa con podere, da negozio a rimessa con telai. E’ stato anche sede della farmacia del paese e di un fruttivendolo.
L’immobile fu frazionato negli anni e proprio per questo ha, sulla facciata, diversi numeri civici. Gli attuali proprietari ne hanno affittato una parte e uno dei fondi al piano terra è ora in fase di ristrutturazione. Infine, uno degli appartamenti ai piani superiori sarebbe in vendita e chissà che il prezzo con la scoperta dell’antico padrone di casa, il famoso scultore Donatello, non subisca rialzi. La ricerca che ha portato l’archivista Sinibaldi a indagare negli archivi catastali e cartografici fa emergere anche un altro aspetto cruciale legato al territorio di Figline: l’importanza del reticolo idrogeologico della frazione bagnata dalla Bardena e dal rio Valloni. Rio che in epoca remota si chiamava rio Ballone e che in una mappa del 1820 risulta largo quasi quanto la stessa Bardena. L’ex corso d’acqua che in gran parte dell’anno risulta in secca, ha invece avuto un ruolo da sinistro protagonista nell’alluvione del novembre 2023 che mise in ginocchio la frazione. Infatti il rio Valloni (l’antico rio Ballone) ha contribuito con la sua portata alla grande massa d’acqua che si riversò su Figline creando un mare di fango e detriti. Questo rio partendo dalla cava di marmo verde arriva giù in paese dalla collina perpendicolare al letto della Bardena, lungo un tratto senza alberi, quindi ad altissima velocità. Da qui l’appello dei residenti a procedere al riassetto della cassa di espansione di Vainella e del reticolo di torrenti nella zona nord di Prato, chiesto all’amministrazione comunale che sta procedendo con i lavori post-alluvione.
Ai tempi di Donatello, Bardena e rio Ballone attraverso la confluenza della gora, riprodotta nelle carte, faceva arrivare l’acqua al mulino. Testimonianza che ancora una volta determina il valore di questi preziosi corsi d’acqua e descrive un territorio fragilissimo di fronte alle piogge incessanti.
Del fatto che l’edificio individuato come la casa di Donatello fosse in antichità un mulino, o molino, quasi nessun figlinese è rimasto stupito. "Direi che a memoria d’uomo che fosse un mulino si sapeva – racconta Stefano Nesi, presidente del circolo 29 Martiri e residente a Figline –. Gli anziani ne parlano e i nostri nonni ne conoscevano la destinazione negli anni prima della guerra". L’ultima curiosità riguardo a questo edificio "illustre" è il motivo per cui Donatello, che lavorò al Pulpito nel 1428-1438, l’avesse acquistato. L’archivista e storica Sinibaldi ha formulato un’ipotesi legata proprio all’attività di scultore: "Dai racconti orali degli abitanti di Figline è emerso che con la mola si macinassero le pietre di serpentino, il marmo verde di Prato, utilizzato per lo stesso duomo, quindi Donatello potrebbe aver scelto la casa attratto dalla possibilità di lavorare questo materiale".
Elena Duranti