REDAZIONE PRATO

Donzelli nei guai per diffamazione La Camera blocca il processo

Il parlamento doveva dare il via libera al procedimento nei confronti del deputato. Stop oltre il tempo massimo

Giovanni Donzelli, deputato di Fratelli d’Italia, per ora non sarà processato. La giunta della Camera dei deputati che vaglia le autorizzazioni ai processi nei confronti dei deputati ha bloccato il procedimento, che si doveva aprire la prossima settimana a Prato, votando all’unanimità per l’"insindacabilità" dell’operato di Donzelli. Il deputato di Fratelli di Italia era stato rinviato a processo per la visita al campo nomadi di San Giorgio a Colonica avvenuta nel marzo del 2019, e per la diretta Facebook che aveva fatto. L’accusa è di diffamazione aggravata dall’odio razziale. Trattandosi di un parlamentare, la Camera era stata chiamata a esprimersi entro 90 giorni dal rinvio a giudizio per autorizzare o meno il processo. La pratica non è mai stata trattata e i termini erano scaduti quando il tribunale ha fissato la prima udienza per il 15 aprile. Adesso si tratterà di capire se l’atto avrà valore anche se il tempo massimo previsto dalla legge sia stato superato. Sembra, però, che sia stato sufficiente semplicemente prendere in mano la pratica per bloccare tutto l’iter giudiziario. A muovere l’inchiesta della Procura era stata la denuncia dell’associazione Sinti che aveva ritenuto quelle frasi "gravemente diffamatorie" nei confronti degli abitanti del campo nomadi. Al termine delle indagini, la Procura aveva scelto di chiedere l’archiviazione sostenendo che Donzelli aveva agito nelle sue funzioni di parlamentare anche se aveva usato "parole sopra le righe" e "dal tono canzonatorio", come si leggeva nella richiesta di archiviazione. L’associazione Sinti è voluta andare fino in fondo e ha presentato opposizione all’archiviazione. A novembre il gup Alessandro Lippini ha accolto la richiesta dell’associazione e ha disposto il processo per direttissima per Donzelli. La pratica è passata alla Camera che però non ha mai risposto nei consueti 90 giorni disposti per legge sulla possibilità o meno di processare il parlamentare. Non è stato chiarito se potrà essere fatto un ulteriore appello.