Doppia vittoria del Sudd Cobas. Contratti regolari per 4 operai. In prefettura l’idea di Prestanti: "Confronto con i proprietari"

In via di regolarizzazione i contratti alla W.I. e ad una ditta di elastici di Seano. Nessuna apertura alla Lin Weidong. Gozzi: "Per non sembrare razzisti non fatti i controlli".

Doppia vittoria del Sudd Cobas. Contratti regolari per 4 operai. In prefettura l’idea di Prestanti: "Confronto con i proprietari"

In via di regolarizzazione i contratti alla W.I. e ad una ditta di elastici di Seano. Nessuna apertura alla Lin Weidong. Gozzi: "Per non sembrare razzisti non fatti i controlli".

Altre due aziende a conduzione cinese si dicono pronte a sottoscrivere accordi per contratti regolari 8 ore per 5 giorni alla settimana per i loro operai pachistani. Un’altra doppia vittoria messa a segno dal Sudd Cobas-Sindacato unione democrazia dignità in appena 24 ore dalla grande manifestazione antimafia, che si è svolta domenica pomeriggio tra i capannoni produttivi della zona artigianale di Seano, richiamando la partecipazione di circa 1.500 persone, rappresentanti politici e non solo.

Così il picchetto davanti alla stireria confezione W.I. di via Copernico, sempre nella frazione di Carmignano, è durato lo spazio di poche ore: i due lavoratori pachistani che domenica si sono uniti allo sciopero "strike day" e al corteo antimafia avranno un contratto regolare di 8 ore per 5 giorni alla settimana. Soluzione con lieto fine anche per altri due operai pachistani di un’azienda che realizza elastici per confezioni, attività a poca distanza dalla precedente: ieri pomeriggio i sindacalisti del Sudd Cobas, coordinati da Luca Toscano, erano impegnati alla stesura dei nuovi contratti a seguito dell’apertura da parte delle proprietà a conduzione orientale.

Apertura che al momento non sembra raggiungibile per la Lin Weidong di via Galileo Galilei, la pelletteria confezione dove sciopero e picchettaggio vanno avanti da domenica 6 ottobre. Proprio su questo drappello di manifestanti nella notte tra domenica e lunedì scorso si è scaricata la furia di un pestaggio per mano di una banda di quattro persone armate di spranghe di ferro: il bilancio è stato di quattro feriti, due sindacalisti e due operai. Un agguato per il quale la procura ha aperto un fascicolo con le ipotesi di reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro, di lesioni aggravate e di minaccia grave. Non solo sabato, la procura ha proceduto all’esecuzione di un "decreto di perquisizione, ispezione e sequestro" nei confronti dell’imprenditore cinese e della sua azienda di confezioni. Secondo quanto emerso sarebbero stati sequestrati dei supporti informatici. I carabinieri, invece, indagano sull’aggressione: sembra che uno degli aggressori sarebbe stato identificato e sarebbe lo stesso titolare cinese. Chi siano gli altri tre non è stato ancora chiarito.

L’emersione del distretto parallelo e delle sue storture, hanno spinto a fare riflessioni a più ampio raggio e più lungimiranti per il futuro di Prato e del tessile.

Il sindaco di Carmignano, Edoardo Prestanti, sprona a rompere il silenzio, puntando a coinvolgere anche i proprietari dei capannoni affittati ai cinesi. "E’ il momento di responsabilizzare i proprietari dei capannoni che siano italiani o cinesi. Sono pronto a convocarli per un confronto: un’idea che porto oggi (ieri pomeriggio, ndr) alla Prefettura per cercare di creare una strada condivisa con le autorità sia per incrementare i controlli sia per una maggiore responsabilizzazione da parte della comunità cinese e dei proprietari dei capannoni". Come dire basta voltarsi dall’altra parte e far finta che il fenomeno dello sfruttamento non esiste nel tessuto economico e sociale locale.

Dura e lucida la presa di posizione di Marcello Gozzi, direttore di Confindustria Toscana Nord, che non usa mezzi termini, partendo da una sottovalutazione di un fenomeno paradossale: "La città è stata travolta dall’imprenditoria cinese senza regole, incoraggiata e tollerata. Oltre ad un grave problema di impostazione politica: per non sembrare razzisti non si sono fatti i controlli, si è preferito chiudere gli occhi di fronte all’illegalità".

Sara Bessi