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Nell’alluvione del 2023, che ha colpito Prato e provincia, si contarono due vittime
Indagati l’ex sindaco di Prato, Matteo Biffoni e il sindaco di Montemurlo Simone Calamai. Le ipotesi di reato sono gravi: omicidio e disastro colposo. È quanto emerge dalla chiusura delle indagini da parte della procura di Prato in merito all’alluvione del 2 e 3 novembre 2023 che colpì il territorio pratese e di Montemurlo. La pioggia incessante che iniziò a cadere dal pomeriggio del 2 novembre seminò morte e distruzione. Persero la vita Antonio Tumulo, travolto dall’onda di piena della Bardena mentre era in macchina, e Alfio Ciolini, annegato nel salotto di casa a Montemurlo a causa dell’esondazione del torrente Bagnolo. Si salvarono per miracolo un cinese di 53 anni che viaggiava in autostrada e che nei pressi del casello Prato est precipitò nel fiume Bisenzio, e un italiano intrappolato nell’auto e salvato da un honduregno che con una corda lo soccorse rischiando la propria vita.
A poco più di un anno di distanza è arrivata a conclusione la maxi inchiesta durante la quale sono stati visionati una mole impressionante di documenti: oltre 100mila i file acquisiti e quattro i consulenti nominati per accertare quanto accaduto quella maledetta notte e per capire se la devastazione dell’acqua poteva essere evitata o contenuta. La procura, guidata da Luca Tescaroli, ha chiuso le indagini coordinate dai pm Valentina Cosci e Alessia La Placa, e notificato l’avviso di garanzia a 15 indagati tra amministratori, tecnici e dirigenti. Omicidio colposo e disastro colposo le ipotesi di reato contestate a Matteo Biffoni e a Simone Faggi, sindaco e assessore alla Protezione civile, e a Valerio Barberis, assessore all’Urbanistica del Comune di Prato; Simone Calamai e Valentina Vespi, sindaco e assessore alla Protezione civile del Comune di Montemurlo. Stessi reati contestati a Pamela Bracciotti e a Sergio Brachi, rispettivamente dirigente e capo della Protezione civile del Comune di Prato, e a Sara Tintori e Stefano Grossi per Montemurlo. Indagata anche Alessandra Casali, dipendente del Comune di Montemurlo e Fabio Martelli, responsabile di settore del Genio civile Valdarno centrale.
Due dipendenti di Autostrade, Giuseppe D’Elia e Luca Della Longa, sarebbero chiamati in causa per il cedimento del manto autostradale all’altezza del casello di Prato Est sulla A11. Nell’elenco anche Iacopo Manetti e Nicola Giusti, del Consorzio di Bonifica 3 Medio Valdarno: uno accusato di omicidio colposo e disastro colposo ed entrambi di falso ideologico in atto pubblico. Secondo la Procura avrebbero certificato lungo il torrente Bagnolo la presenza di un tratto di argine murato lungo 30 metri e distrutto dalla piena, che in realtà non ci sarebbe mai stato.
La Procura contesta la mancata adozione di misure appropriate di protezione civile nelle ore in cui – a fronte di allerte meteo gialla per temporali e arancione per rischio idrogeologico-idraulico diramate dalla Regione – la situazione stava precipitando. I sindaci avrebbero potuto emettere ordinanze per impedire ad esempio il traffico veicolare su via di Cantagallo, dove tracimò la Bardena. Allo stesso tempo sono contestate mancate opere di prevenzione dal rischio idraulico in un territorio già colpito da alluvioni. "È normale che la magistratura voglia fare chiarezza. Sono sicura che gli amministratori pubblici e i dipendenti comunali, ai quali vanno la mia vicinanza e fiducia, sapranno spiegare il loro operato. Amministrare la cosa pubblica è un esercizio complesso che chiama grandi responsabilità e a volte dover affrontare anche momenti come questo", commenta la sindaca di Prato, Ilaria Bugetti. L’alluvione colpì, oltre a Prato e Montemurlo, tante altre località: da Campi Bisenzio nel Fiorentino a Montale nel Pistoiese, dall’Empolese a Carmignano fino alla Valbisenzio. Ancora attendono risposte.