Il giorno di Santo Stefano, patrono di Prato, è un momento di riconoscimento collettivo ed identitario in cui la città si confronta su temi di attualità. Così ieri in occasione del ponteficale in Duomo, i temi toccati dal vescovo Giovanni Nerbini sono stati due: il dramma dell’alluvione e l’appuntamento con le elezioni 2024. "La buona volontà, l’impegno e la grinta di chi è abituato a lottare con le proprie risorse e capacità e la solidarietà di molti ci permettono di guardare al futuro con maggiore serenità", ha detto Nerbini pensando a tutti quei pratesi colpiti dall’alluvione, "che ha interessato oltre ai singoli e alla famiglie ben 3600 aziende".
Nerbini non ha nascosto la preoccupazione di quei giorni, grande era il timore che "questa sciagura naturale potesse innescare un processo di ulteriore perdita di capacità produttiva e di posti di lavoro". Invece, ha poi osservato il vescovo, "le informazioni che arrivano oggi sono di segno opposto". Il Presule ha annunciato che quest’anno i vincitori del Premio Santo Stefano sono quattro e non tre come solitamente avviene. "È un gesto di incoraggiamento, un segno di piccola speranza e fiducia". Come da tradizione il vescovo ha annunciato i nomi delle aziende vincitrici dello Stefanino d’oro, il riconoscimento che la cittàconsegna a quelle aziende virtuose capaci di avere successo nel rispetto delle regole. Si tratta di Signo srl, Pecci Filati, Rifinizione Penny e Linsieme Filati, tre imprese del comparto tessile e una attiva nel settore della grande distribuzione. In duomo erano presenti le autorità cittadine, con il sindaco Matteo Biffoni, il presidente della Provincia Simone Calamai, l’onorevole Erica Mazzetti, la consigliera regionale Ilaria Bugetti e i rappresentanti dei Comuni. Il vescovo ha iniziato la sua riflessione parlando di "responsabilità" e del fatto che "ogni autentico bene ha un prezzo da pagare".
Poi ha lanciato un invito ai presenti, in particolare ai rappresentanti delle istituzioni in vista delle prossime elezioni amministrative. "Prima di un risultato auspicato da ognuna delle parti in competizione, credo dobbiamo farci carico di una emergenza preoccupante – ha detto –. Cinque anni fa, al primo turno delle comunali parteciparono il 68,51% dei cittadini, percentuale scesa al 56,49% nel ballottaggio di giugno. La vera difficoltà è la disaffezione dei concittadini all’atto fondamentale della vita democratica". Il vescovo ha chiesto uno scatto in più verso "un processo di inclusione delle comunità straniere" affinché si realizzino "forme partecipative alternative". E monsignor Nerbini si è chiesto: "Come si può invitare alla costruzione della casa comune chi si trova al margine e si accontenta di stare alla finestra a guardare e di usufruire di beni e servizi?". Secondo il Presule il compito ci deve vedere "uniti e collaborativi".