ANNA BELTRAME
Cronaca

Emmaus ora dice stop. Convenzione Alia da rifare. Le cose non si ritirano più

In viale Montegrappa milioni di oggetti: mobili, utensili, vestiti, libri e ricordi. Tutto quello che resta di case svuotate, di pezzi di vite. La vendita continua. ma le regole dovranno cambiare e il servizio di raccolta per ora è sospeso. .

Emmaus ora dice stop. Convenzione Alia da rifare. Le cose non si ritirano più

Una. delle sale vendita della sede Emmaus di. viale Montegrappa, la. più grande. a Prato

Le vite finite o cambiate sono anche gli oggetti che non servono più, accumulati in anni di storie, magari interrotte prima che fosse il momento o lasciate passare senza liberarsi di quello che c’è, a riempire case, soffitte, cantine, garage. Armadi e bauli di ricordi, piccole cose senza importanza, mobili vecchi, stoviglie e vestiti. Soprattutto libri. Questo raccoglie Emmaus a Prato da 46 anni. Pezzi di vite, milioni di oggetti. Da circa due mesi quell’ultimo porto per le cose che non servono più, ma a qualcuno servire potrebbero ancora, è in qualche modo bloccato. I cartelli attaccati ai portoni dell’enorme magazzino di viale Montegrappa spiegano che Alia non raccoglie quello che avanza e quindi nemmeno le Rose di Emmaus prendono in carico i resti di una casa da chiudere e magari da vendere, o da rimodernare. Lo stesso succede ai punti raccolta di Castelnuovo, Narnali, via Fiorentina, in centro. Una nuova convenzione stabilirà altre regole, perché ci sono nuove leggi da rispettare. Alia in realtà assicura ancora in modo provvisorio il ritiro dei materiali ingombranti, ma solo su chiamata e con limiti nelle quantità. In attesa che i confini operativi vengano chiariti, Emmaus non accetta altri oggetti, altri mobili, altri ricordi.

In viale Montegrappa sono stipate e in vendita milioni di cose. All’ingresso, dietro la cassa, ci sono i flauti di tutti i colori suonati in classe da bambini diventati grandi, decine e decine di rosari sgranati da nonne che non ci sono più. Ci sono le statuine del presepe in offerta: pochi euro per avere Gesù, Giuseppe e Maria, i pastori di varie fogge e misure. E poi bicchieri, stoviglie, pentole e brocche di vetro, vasi e vassoi. C’è quello che resta di credenze riempite negli anni – quando un servito di piatti era una spesa da sostenere con cura e da far durare – e poi magari svuotate in un attimo.

Ci sono miriadi di libri. Un labirinto di scaffali colorati, suddivisi per temi. Sono in offerta: il 50% del prezzo già scontato di copertina. La storia locale, perfino quella di Braudel, i volumi d’arte che la Cassa di risparmio regalava a Natale, belli di carta patinata e fotografie. La letteratura con tutte le case editrici, anche testi in lingua originale. I tomi di medicina e filosofia, di religione e di scienze. Le enciclopedie, i piccoli libretti di una volta, che costano un euro, con le copertine lise e i colori appassiti. Libri che non si leggono più. Libri che in quantità impressionanti riempiono anche il magazzino delle Rose di Emmaus, quello che non è accessibile al pubblico, dove si accatastano i mobili più ingombranti, come gli armadi che trovavano spazio in case più grandi di quelle di oggi, quando conservare nel tempo era la cosa più naturale da fare. Ci sono mobili anche negli spazi di vendita. Basta poco per una cassettiera in ottime condizioni, un tavolo o una sedia a dondolo. Basta poco per una macchina da scrivere o un vecchio telefono. Basta un euro per un 33 giri di musica classica. E poi centinaia e centinaia di cd e dvd, di libri per bambini e fumetti. Vestiti, maglioni e cappotti, scarpe, borse e collane di bigiotteria.

In una mattina ventosa di novembre con il cielo illuminato di azzurro a comprare da Emmaus ci sono ragazzi, signore con l’accento dell’est, anziani. C’è tanto da vedere, mille scaffali tra i quali curiosare, per trovare qualcosa di utile in mezzo a quella sterminata raccolta di oggetti, di storie, di vite. A mezzogiorno si chiude, avverte uno degli addetti. Si forma la coda alla cassa, si chiude la porta sulla strada con il cartello che spiega: le vostre cose per adesso non le possiamo prendere più.